In un chiaro, gelido mattino di gennaio all'inizio del ventunesimo secolo - Roland Schimmelpfenning

Fin dai suoi albori la letteratura ha avuto fra i suoi personaggi ricorrenti quello del lupo: dalle favole greco-romane alle fiabe che lo hanno consacrato a simbolo stesso del pericolo e dell'aggressività fino alla nascita della figura del licantropo (già nel mondo classico ma soprattutto nel XIX secolo), il lupo ha fatto spesso la sua comparsa fra le pagine, rappresentando l'inquietudine, la paura ma anche il fascino dell'ignoto.

Roland Schimmelpfenning, finora impegnato come drammaturgo, ha scelto un lupo come elemento cardine del suo primo romanzo, In un chiaro, gelido mattino di gennaio all'inizio del ventunesimo secolo, tradotto da Stefano Jorio per Fazi editore. Il lupo compare immediatamente all'aprirsi del primo capitolo e, pur non rendendosi protagonista di alcun avvenimento, catalizza attorno a sé le azioni di tutti i personaggi che si alternano nella narrazione.
Il lupo di Schimmelpfenning (un'espressione che potrebbe diventare emblematica quanto quella del Gatto di Schrödinger) connette così le storie del manovale polacco Tomasz e della sua compagna Agnieszka, che gli rivelerà di aspettare il bambino di un altro uomo che, tuttavia, le chiederà di abortire, di due giovani innamorati di cui solo alla fine conosceremo i nomi, che ci appaiono semplicemente come il ragazzo e la ragazza e che fuggono a Berlino per lasciarsi alle spalle genitori violenti o alcolisti, della madre della ragazza e del padre del ragazzo, che si mettono alla ricerca dei figli temendo che possano imbattersi nel lupo, ma che non rimangono fedeli alla propria missione, e di Charly e Jacky, titolari di un negozio con visioni diverse della vita che conducono insieme. Ciascuno, a modo proprio, è coinvolto nel percorso del lupo dal confine tedesco-polacco segnato dall'Oder al quartiere berlinese di Wedding: l'animale appare, scompare, si lascia fotografare da Tomasz mentre questi è bloccato sull'autostrada innevata nella sua vecchia Toyota, sfugge all'obiettivo di Charly, che avvertirà questa mancanza come uno smacco cui porre rimedio, accarezzando il desiderio di dare la caccia alla bestia, finisce sui giornali e alimenta articoli sui lupi dopo che Agnieszka ha consegnato ai suoi datori di lavoro la foto del fidanzato, sfugge al proiettile di un cacciatore che morirà nella neve, lasciando il suo fucile ai due ragazzi in fuga, per poi arrivare nelle mani della stessa Agnieszka.
Nel breve romanzo, tutte queste vite si intrecciano in modo quasi surreale, come se il percorso del lupo anticipasse e determinasse quello di tutti gli altri, rappresentando il desiderio di abbandonare il luogo natale, la brutalità che a volte è richiesta per sopravvivere, la curiosità e il bisogno di rivalsa. A tratti, sembra anche l'incarnazione del superamento delle barriere e dei confini, se si considerano i numerosi flashback relativi alla Berlino divisa dal muro, al senso di insicurezza e macabro mistero che vi regnava.
Apparizione fugace e oggetto di mille pettegolezzi, il lupo non interagisce mai con alcuno dei protagonisti, come molti di loro non ha un nome né una storia: Roland Schimmelpfenning non approfondisce il vissuto dei suoi personaggi, né scava nei loro sentimenti, bensì li rappresenta attraverso le loro azioni e le loro parole, tratteggiando le scene con sequenze essenziali, scarnificate, forse retaggio della sua formazione drammaturgica. 
In un chiaro, gelido mattino di gennaio all'inizio del ventunesimo secolo è un'opera narrativa estremamente particolare, il cui significato sta nel valore che il lettore sceglie di attribuire a ciò che osserva, ai comportamenti dei personaggi, al simbolo multiforme che è il lupo, alla varia umanità che popola le strade di Berlino in quel misto di realtà storica e onirismo cui si piega il racconto. Si legge agevolmente, complici i capitoli brevi, talvolta composti di pochissime frasi, lampi che si accendono e spengono nel tempo di un battito di ciglia che sottrae alla vista il lupo appena manifestatosi. 
In un chiaro, gelido mattino di gennaio all'inizio del ventunesimo secolo costituisce un'esperienza di lettura intrigante, una sfida, una continua ricerca di senso, senza la convenzionale soluzione di una epifania che renderebbe il testo estremamente confortante ma non altrettanto fascinoso.

Berlino, duomo e corso della Sprea
Tra la zona nord di Prenzlauer Berg e Wedding correva un tempo il confine tra Berlino Est e Berlino Ovest. Là dove un tempo correvano il muro e la striscia della morte c'è oggi il Mauerpark. A nord-ovest del Mauerpark si incontrano e si incrociano in un avvallamento i binari ferroviari provenienti dai quattro punti cardinali.
In questa terra di nessuno sotto il Bosëbrücke, all'imbrunire del 19 febbraio, indipendentemente gli uni dagli altri e da treni distinti, una ventina di pendolari videro il lupo.
Resoconti esaltati, più tardi, a cena, ho visto il lupo, avete sentito dire del lupo, che follia, poco lontano da Gesundbrunnen, l'ho visto, l'ho visto sul serio. Molti lo avevano fotografato, ma le foto erano per lo più troppo scure o troppo sfocate. Il lupo era troppo lontano.
C.M.

Commenti

  1. Ciao :) questa lettura mi intriga ma sono un po' dubbiosa, trattandosi di un testo così particolare. Però la tua recensione mi ha convinto a dargli una chance!

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    1. "Particolare" è un aggettivo che va usato per preparare adeguatamente il lettore: ad alcuni potrebbe risultare una lettura ostica, dispersiva, priva di un filo logico, ma la forza di questo romanzo è nel suo simbolismo e, in un certo senso, nel fatalismo che lo caratterizza.

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  2. Ho visto girare parecchio questa copertina tra le foto dei lettori di Instagram, eppure la tua è la prima recensione che mi soffermo a leggere. I titoli proposti dalla Fazi ormai mi attirano ed incuriosiscono tutti, questi è uno di quelli che ho voluto ignorare per il semplice motivo che non posso acquistare il loro intero catalogo (purtroppo). Comunque sembra un'opera davvero intrigante, come l'hai definita tu, ed immagino che il lupo sia metafora e rappresentante di moltissime cose, col suo apparire in continuazione e non lasciarsi mai afferrare.

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    1. In effetti Fazi ha un catalogo molto attraente: io cerco di mescolare nuove uscite ai titoli "veterani" (ho da poco letto Stoner e devo assolutamente mettermi in pari con Elizabeth Strout), ma c'è davvero l'imbarazzo della scelta. Rispetto ad altre loro iniziative editoriali, come le saghe dei Cazalet o degli Aubrey oppure i classici che stanno ripubblicando, questo è un titolo molto particolare, decisamente poco tradizionale, eppure davvero curioso.

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  3. Mi piace molto quando nei blog si trovano riferimenti a titoli inconsueti; e qui vengo sempre a sbirciare perchè non resto mai delusa.... io poi sono sempre alla ricerca di storie ambientate in luoghi e tempi diversi, perchè dei libri amo soprattutto il potere di farmi viaggiare; e confesso che, di questo libro, oltre al simbolismo e alle metafore che lo attraversano, mi intriga da morire proprio l'ambientazione.
    Lo segnerò nella mia - infinita - whishlist. Grazie per averlo proposto! Continuerò ad affacciarmi qui in cerca di libri interessanti; mi spiace commentare raramente ma il più delle volte sono davvero di corsa.. ma apprezzo moltissimo lo stile delle tue recensioni, sintetiche ma curate, in grado di dare in un lampo l'assaggio dell'atmosfera dei libri che proponi... molto brava, davvero ^_^.

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    1. Ti ringrazio, Letizia, sono lieta che i post che scrivo qui riescano a suggerire letture a chi si ferma, anche di sfuggita. Questo libro è davvero particolare, pieno di significati, nonostante sia scarno ed essenziale (o forse proprio per questo). Se nell'assedio alla wishlist infinita riuscirai a conquistarlo, fammi poi sapere! :)

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  4. Davvero interessante, anche il fatto che il lupo faccia da sfondo al romanzo, con tutto il corollario simbolico che si porta dietro. La tua recensione è molto bella, scorrevole, e non si fa dimenticare.

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  5. È una lettura stimolante, sciolta eppure tutt'altro che banale: mi fa piacere contribuire a far conoscere questo romanzo. Grazie, Alssandra! :)

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