Dove l'aria è più dolce - Tasneem Jamal

Non c'è tema più caldo, nell'ultimo periodo - negli ultimi anni, a dirla tutta - di quello delle migrazioni. Un tema spesso liquidato con affermazioni eccessive ed estreme, in un senso e nell'altro. In un dibattito infiammato fra l'accoglienza ad ogni costo e una difesa del suolo nazionale dall'invasione, che spesso, purtroppo, sfocia nell'intolleranza cieca e indiscriminata, manca sempre qualcosa. Manca la volontà vera di analizzare un fenomeno complesso e drammatico, perché, si sa, riflettere e argomentare in modo troppo profondo non piace al fruitore delle dichiarazioni-tweet e delle breaking news finalizzate solo al clamore e alle condivisioni con un click. 

I libri, come sempre, aiutano a combattere pregiudizi e visioni semplicistiche. In questo senso, potrebbe essere utile e proficua la lettura del romanzo Dove l'aria è più dolce (Nuova Editrice Berti) della scrittrice Tasneem Jamal. L'autrice, che oggi vive e lavora in Canada, ha origini pakistano-ugandesi e fra le pagine del suo libro racconta la storia della famiglia di Raju, che dall'India migra in Uganda e, dopo aver avviato un'attività, vi fa crescere la propria famiglia. Quest'uomo dalle idee tradizionaliste, con un culto rigorosissimo delle norme della vita famigliare, è protagonista della prima parte della storia, ma cede poi il ruolo primario alla nuora Mumtaz, che deve affrontare assieme al marito e ai due figli il risvolto più spaventoso dell'essere ugandesi di serie B, stranieri nella nazione che li ha riconosciuti come cittadini e che ha beneficiato anche del loro lavoro, uomini e donne pronti ad essere sacrificati nel turbinio nazionalista di Idi Amin in seguito al colpo di stato militare del 1971. Se quella di Raju è la vicenda di un uomo che rifonda la propria vita lontano dal paese di origine e che arriva a mettere in piedi e far prosperare un'attività che garantisce alla propria famiglia un certo benessere, Jaafar e Mumtaz raccolgono i pregiudizi che la politica del consenso ha scatenato contro gli immigrati asiatici e si vedono costretti prima a cercare faticosamente un modo per rimanere invisibili e sottrarsi alle azioni intimidatorie di Idi Amin, poi a percorrere la via dell'emigrazione verso il Canada, uno dei Paesi che si sono dichiarati pronti ad accogliere coloro che fuggono dalle persecuzioni e dai pericoli del regime.
Dalla lettura di un libro come Dove l'aria è più dolce non si può uscire insensibili e indifferenti, tantomeno si può continuare, dato che le vicende narrate non sono reali, ma basate su eventi reali, quindi verosimili, ad accontentarsi di visioni semplicistiche sul fenomeno migratorio. Dietro a spostamenti di massa ci sono spesso situazioni invivibili e pericolose alle quali famiglie e interi gruppi umani tentano di sottrarsi, ma che non sono adeguatamente conosciute, soprattutto se si verificano in quelle parti del mondo che sembrano così lontane da non doverci interessare. Fa spesso comodo chiudere gli occhi di fronte a una realtà che, come quella dell'Europa degli anni '20-'40 è affetta dal tarlo della dittatura e delle violazioni dei diritti umani, fa comodo osservare le genti in movimento come usurpatori da cacciare o opportunisti da ostacolare. Meno comodo è riconoscere che certi drammi che ci diamo tanta pena di condannare oggi, presumendo di averli superati in casa nostra, avvengono a casa loro - per usare un'espressione tanto cara alla politica nazionale.
Quella che Tasneem Jamal racconta è la storia di una famiglia comune, una storia che non ci presenta degli eroi e che, anzi, lascia intravvedere in alcuni personaggi dei comportamenti non condivisibili (nel rapporto di Raju con la moglie e con alcuni dei figli, ma anche nell'ambiguità degli affari di Jaafar e del fratello nei primi anni della dittatura), ma che, nondimeno, ci racconta una storia di esseri umani con desideri, aspirazioni, sentimenti, paure. Persone che si spaventano vedendo i corpi degli oppositori e degli asiatici fucilati, persone che temono che l'apparizione di un militare si traduca in un arresto. Persone le cui storie ci aiuterebbero a comprendere meglio le situazioni di cui sentiamo quotidianamente parlare, situazioni tramite le quali dovremmo avere ormai appreso la differenza fra un profugo e un latitante, fra un criminale e un disperato.
Dove l'aria è più dolce è una storia di lotta. Lotta per l'affermazione in un paese straniero, lotta per il riconoscimento di una parità, lotta per la sopravvivenza ai pregiudizi e ai loro effetti devastanti. Dovrebbe diventare anche una lotta per l'affermazione dei diritti umani, per l'informazione approfondita, per il contrasto all'indifferenza ai semplicismi.
Per alimentare propagande pseudo-democratiche o per fomentare il razzismo, il migrante è quasi sempre ridotto ad un'entità vaga, generica, stereotipata. Ciò che fa la differenza fra una catena di slogan e una reale percezione dei fenomeni è, in un contesto come questo, il grado di approfondimento. Il problema è che ben pochi - per non dire nessuno - fra coloro che quotidianamente esprimono giudizi sui migranti, in un senso o nell'altro, si curano di scavare nelle storie di costoro, di leggere libri, di raccogliere testimonianze. Ne trarrebbero giovamento, se certi pregiudizi non fossero tanto radicati da rendere ben debole anche questa speranza.
Quand'è che una terra diventa nostra? La gente non spunta come i fiori dal terreno: ci spostiamo per trovare la nostra casa. Se onori la terra in cui vivi, se onori la gente che vive accanto a te, diventa casa tua.
C.M.

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