Le mezze verità - Elizabeth Jane Howard

Tornare ai romanzi di Elizabeth Jane Howard è sempre una garanzia: chi ha amato la saga dei Cazalet o romanzi autonomi quali Cambio di rotta o All'ombra di Julius ha imparato ad affidarsi alla straordinaria capacità narrativa dell'autrice inglese, che si dimostra sempre in grado di scandagliare le profondità dell'animo umano e di mettere a nudo le relazioni, con tutte le loro contraddizioni.
Dal 17 ottobre è in libreria Le mezze verità, l'ultimo romanzo dell'autrice, pubblicato da Fazi editore e per me l'uscita del volume è stato come un regalo di compleanno un giorno in anticipo, perché fra le pagine della Howard sono sempre sicura di trovare piacevoli storie, personaggi interessanti e uno stile che riesce sempre a mantenere alto il coinvolgimento. Così è stato anche stavolta, ma Le mezze verità mi ha anche, in parte, sorpresa.
Siamo così ansiosi di capire il comportamento degli altri che ci raccontiamo un sacco di storie, ci inventiamo un sacco di sfumature, ma non capiamo un bel niente.
Le vicende narrate hanno per protagonisti i membri di una famiglia che oggi definiremmo allargata: May, vedova da poco risposatasi con il rigido e opprimente colonnello Herbert Browne-Lacey e da lui praticamente costretta a comprare la vecchia ed enorme casa di Monk's Close, i suoi figli Oliver ed Elizabeth, l'uno intento a progettare come sposare una ricca ereditiera, lei alle prese con il suo primo lavoro di cuoca per le occasioni speciali di famiglie senza personale, e infine Alice, figlia di Herbert e della prima moglie, infelicemente incastrata in un matrimonio senza amore, fra suoceri e cognati che le impongono la loro presenza continua, decisioni e consigli non richiesti.
Sembrerebbe una storia senza particolari risvolti da sviluppare o si potrebbe pensare ad una banale vicenda di intrecci sentimentali, invece c'è qualcosa di insolito, di intrigante e anche, in fondo, di grottesco nelle situazioni che si innescano con l'abbandono di Monk's Close da parte di Alice e di Elizabeth. A May vengono di colpo a mancare le due figure che costituivano il suo sostegno e l'unico conforto: la donna si sente sola nella gelida casa di campagna, con mille faccende da sbrigare quasi da sola, i pasti da preparare ad Herbert e ai suoi cani e il telefono quasi sempre malfunzionante o isolato e, per giunta, in balia di una continua debolezza che le trasmette la sensazione di poter morire da un momento all'altro. Elizabeth, inoltre, si immerge completamente in una relazione amorosa con un uomo alle prese con una ex moglie alcolizzata e una figlia, coetanea della nuova fiamma, che fa di tutto per guastare ogni momento intimo della coppia. Mentre Alice si consuma nel suo infelice matrimonio e cerca di convivere con una gravidanza che la sfianca emotivamente e fisicamente e mentre Elizabeth e il suo John si danno ad una vita di svaghi, vacanze e pranzi romantici, May si avvicina alle idee di psicologia mistica del dottor Sedum e passa giornate intere con la sola compagnia del gatto di Alice, Claude, mentre il colonnello frequenta, oltre ad amanti e prostitute, gli avvocati, nel tentativo di assicurarsi il controllo dei beni della moglie e di escludere i figli da qualsiasi pretesa di eredità.
Ne Le mezze verità situazioni molto comuni e struggenti come il senso di solitudine di May e di Alice, entrambe vessate da uomini egoisti e insensibili, o come il bisogno di amore di Elizabeth, che d'un tratto si sente catapultata in una fiaba, si intrecciano ad altre che lasciano basiti, increduli, come accade di fronte alle pretese di Oliver di non dover lavorare, che si infrangono proprio quando è convinto di aver davvero trovato una ragazza da amare sinceramente, o quando assistiamo alle losche macchinazioni di Herbert, che, fin quasi alla fine, sembra tutt'altro di ciò che si rivelerà essere nel finale.
Pagina dopo pagina, si avverte qualcosa che non è usuale trovare nella narrativa della Howard: una sorta di ironia, un modo nuovo di trattare i personaggi, mettendo in risalto i loro slanci più infantili e risibili come le più sacrosante ragioni dei gesti di alcuni di loro. May o Elizabeth, lungi dall'essere protagoniste per le quali parteggiare, offrono il fianco anche a qualche critica, sebbene siano di certo le figure maschili quelle che danno prova di cinismo, inadeguatezza e di una certa vigliaccheria.
C'è, dunque, in questo nuovo romanzo offerto al pubblico dei lettori italiani, un po'della nota e amata Elizabeth Jane Howard, ma anche qualcosa di più, una nota fresca, una proposta originale che, come sempre, mette in luce un talento indiscutibile.
Ormai erano usciti da Bristol e stavano attraversando la campagna verde e lussureggiante: campi di grano maturo, siepi di rovi in fiore, case con giardini pieni di colori, i folti prati punteggiati di papaveri e ranuncoli e cerfogli… Pensò a Alice prigioniera di quella casetta costruita da Leslie, incinta e ancora più sola da sposata di quanto fosse prima; pensò a sua madre che si era ostinata a finire i suoi giorni facendo da serva a un tiranno ottuso e pieno di pretese; e infine a Oliver che sprecava il suo tempo e il suo talento per mancanza di opportunità o forse di ambizione o chissà cos’altro… no, a Oliver non voleva pensare. In effetti, sarà stato da egoisti, ma non voleva pensare a nessuno di loro. Le facevano pensare alla vita come a una corda da funambolo, sulla quale tutto sembra facile finché non si guarda in basso, ma non appena lo si fa...
C.M.

Commenti

  1. Ciao Cristina! Potresti scrivermi il titolo originale del romanzo? Sarei curiosa di sapere se risulta tra i primi romanzi scritti della Howard, quindi l'anno di pubblicazione... Grazie!

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    1. Ciao, Michela! Il titolo originale è Something in Disguise ed è del 1969.

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