Storia di un matrimonio (Noah Baumbach, 2019)

La piattaforma Netflix, fra le maggiori per la distribuzione on demand di film e serie tv, ha ultimamente supportato il cinema in parallelo col circuito delle sale cinematografiche o addirittura in alternativa ad esse, anche con produzioni importanti, in lizza per i premi più prestigiosi accanto alle pellicole diffuse attraverso i canali tradizionali. Fra i lungometraggi arrivati anche in Italia attraverso Netflix c'è Storia di un matrimonio, diretto da Noah Baumbach, immediatamente acclamato dalla critica e candidato all'Oscar come miglior film, per la miglior sceneggiatura e per la miglior colonna sonora.
 
Il film narra, più che il matrimonio, il divorzio di Charlie e Nicole (interpretati da Adam Driver e Scarlett Johansson), lui affermato regista teatrale pronto a sbarcare a Brodway con la sua Elettra, lei attrice della compagnia appena ingaggiata per una serie tv a Los Angeles. Nicole, originaria della città californiana, lascia New York assieme al figlio per il nuovo lavoro e l'emergere delle sue aspirazioni professionali provoca un attrito con Charlie, ancorato alla sua vita sulla costa orientale e convinto che il trasferimento della moglie sia temporaneo. Quando il film inizia, la procedura del divorzio è già in atto, così il il vissuto della coppia e le relazioni dei genitori con il figlio vengono rievocati tramite dei flashback o all'interno dei dialoghi fra i due coiniugi o fra loro e le figure che li circondano e li assistono nelle pratiche. Da principio Charlie e Nicole sono concordi sulla necessità di affrontare pacificamente la separazione con l'aiuto di un terapista, ma poi Nicole, avvertendo la pressione di Charlie in ogni momento della loro vita insieme, si lascia convincere a rivogersi all'avvocato Nora Franshaw (Laura Dern), che avvia una pesante procedura legale, mettendo Charlie nelle condizioni di doversi procurare in fretta un avvocato a sua volta. Il primo problema che emerge è quello di sostenere le spese per il divorzio, diventate esorbitanti col coinvolgimento dei legali, ma quello che inasprisce la situazione è la volontà di entrambi i genitori di avere l'affidamento di Henry e di ottenerlo l'una a Los Angeles, dove la coppia si è spostata e dove il bambino è nato e frequenta ora la scuola, l'altro a New York, dove il nucleo familiare ha vissuto fino all'abbandono della compagnia teatrale da parte di Nicole. Charlie affitta un appartamento a Los Angeles per stare vicino al figlio e seguire le pratiche del divorzio, ma l'assenza di prospettive di successo e l'impossibilità di dirigere a distanza i lavori teatrali lo esaspera e conduce lui e Nicole a violenti litigi nel corso dei quali si rinfacciano ogni scelta, rilanciandosi le colpe del fallimento della loro relazione: Nicole lo accusa di averla sempre percepita e trattata solo come una parte di sé e di aver soffocato le sue aspirazioni personali e professionali, oltre che di averla tradita, mentre per Charlie è lei che, d'un tratto, ha deciso di non essere più felice nel condurre una vita che si era scelta liberamente e che l'aveva soddisfatta fino a poco tempo prima. Nonostante questi momenti di tensione, entrambi cercano di svolgere al meglio il loro ruolo di genitori, anche se il carattere chiuso e selettivo del figlio lo rende difficile, soprattutto per Charlie, che trascorre con lui poco tempo. La presenza degli avvocati allontana sempre più Nicole e Charlie, portandoli a pretendere condizioni che non rispondono ai loro interessi e a lottare duramente l'uno contro l'altra, pur essendo loro perfettamente consapevoli che l'unica cosa che conta è il benessere del bambino.
Il film di Baubach è un susseguirsi di emozioni che toccano i toni dell'incredulità, della delusione, della speranza, della tristezza, della rabbia e della compassione. Vario e funzionale è anche il registro, che alterna scene di grande tenerezza a confronti aspri, momenti malinconici ad altri raccontati con ironia e capaci di strappare un sorriso. A questa varietà di stile e atmosfere contribuiscono le eccezionali interpretazioni dei due protagonisti (entrambi candidati all'Oscar) e anche il cinismo di Laura Dern (insignita della statuetta come miglior attrice non protaginista), sprezzante avvocato capace di passare dal ricatto più becero al complimento più ruffiano.
 
 
Quella che sembrerebbe più che altro la storia di una separazione è in realtà davvero la storia di un matrimonio, perché, pur attarverso momenti di forte attrito e pur fra tutte le accuse che Charlie e Nicole si scambiano, si colgono la stima e l'affetto dai quali è scaturita la loro unione. Non a caso il film si apre con le liste nelle quali i due elencano, su indicazione del loro consulente, i motivi per cui l'uno ha amato o ama l'altro: di qui un sottile filo rosso che si dipana nel progredire delle scene. Quella di Nicole e Charlie è una lotta senza esclusione di colpi, ma si intuisce che alla base del loro distacco c'è fondamentalmente la scelta di esistere e di coltivare le proprie aspirazioni in autonomia e che l'affetto, se non l'amore, non è venuto meno: Charlie è New York ed è la sua compagnia teatrale, Nicole si identifica con Los Angeles, la città dove è cresciuta, e con il cinema in cui vuole far carriera non più come attrice, ma come regista. Ma fra loro c'è Henry, che non può essere nell'uno e nell'altro posto e che costituisce la proprità; c'è la stima che porta Nicole ad essere felice per i premi ricevuti dall'ex marito e che rende Charlie fiero delle possibilità che lei ottiene di lavorare per il pilot di una nuova serie e di proseguire così la sua carriera; c'è tutta una quotidianità che i due hanno condiviso e che è travolta dall'improvvisa rottura, una situazione ben esemplificata dal dramma della scelta del costume di Halloween per Henry.
Storia di un matrimonio è, dunque, il racconto riuscito di un'esperienza comune, un'occasione per riflettere sull'evoluzione di situazioni che, viste da punti diversi, possono dar vita a quadri complemante differenti, addirittura opposti; è, però, innanzitutto, una buona prova di cinema, nella quale si confrontano attori capaci di trasportare pienamente lo spettatore nelle vicende cui offrono volti, gesti e parole.

C.M.

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