Tre letture in quarantena ovvero un inaspettato filo rosso fra storie molto diverse

Non è la prima volta che passa tanto tempo fra un aggiornamento del blog e il successivo, ma finora non mi era mai successo di abbandonare anche l'attività sui social collegati, invece quest'anno per ben venti giorni non ho proprio toccato gli spazi di questo mio angolo virtuale. Si potrebbe pensare che nessuna situazione più della surreale sospensione di quotidianità che abbiamo vissuto da marzo alla metà di maggio sarebbe stata più adatta a ritagliare del tempo da trascorrere in rete, eppure io ho provato quasi un senso di repulsione per il web, da un lato perché le numerose ore trascorse a lavorare al pc mi hanno fisicamente e mentalmente stancata e quindi sedermi alla scrivania anche solo per produrre un post diventava un sacrificio, dall'altro perché ogni volta che accedevo a Twitter, Facebook o anche solo alla home page del browser finivo per trovarmi davanti polemiche, disfattismo, lamentele, bufale e sciocchezze varie. E poi c'è quello strano fenomeno che, a quanto leggo, ha colpito tanti di noi, per cui la lettura, proprio ora che avremmo il tempo di dedicarci ad essa, è diventata un'attività poco spontanea, un gesto comune che la situazione non comune ha forse reso per molte persone un'anomalia.
Sia come sia, eccomi qui a parlarvi delle ultime letture, tutte piuttosto brevi, che ho comunque affrontato in questo periodo, con grande lentezza. Tutte mi hanno offerto luoghi e tematiche diverse in cui migrare mentalmente, fra le isole atlantiche, la riviera ligure e le Alpi.

In ordine di lettura, il primo testo letto nell'ultimo mese è Isola, di Siri Ranva Hjelm Jacobsen (Iperborea), che, forse, avrei dovuto consumare già la scorsa estate, prima che si spegnesse la curiosità di averlo fra le mani. La protagonista è una ragazza danese che torna con la famiglia a Suðuroy, nelle isole Faroe, luogo di origine dei suoi nonni, emigrati fra le due guerre alla ricerca di lavoro in Danimarca. Fra le pagine del racconto della Jacobsen, che si è sipirata alla propria storia familiare, si alternano i ricordi del passato del pescatore Fritz e della tormentata Marita, che, abbandonando Suðuroy, ha rinunciato a qualcosa di molto più grande e importante della terra natia, e le vicende della protagonista e narratrice, che rivede luoghi conosciuti anni prima e imprime nella memoria quegli ambienti in cui i suoi nonni sono cresciuti, trovando ovunque dei pezzi della propria identità. Isola è stata una lettura piacevole ma tiepida, di cui ho compreso e apprezzato di più i flashback e le storie di Fritz e Marita che il presente della voce narrante, poco definita, così come lo sono i membri della sua famiglia.

Il secondo romanzo che ho letto nel mese di maggio è Chiamami col tuo nome, di André Aciman (Guanda), la storia di una passione estiva, raccontata dal diciassettenne Elio, che accoglie nella casa di famiglia sul mar ligure uno studente americano, Oliver, in Italia per curare la pubblicazione della sua tesi. Fra colazioni, nuotate, partite di tennis, serate in piazza e pedalate in bicicletta, Elio consuma l'estate più importante della sua vita, sperimentando un'attrazione che ora incoraggia, ora respinge, ora abbraccia con tutto se stesso. Un amore che si sviluppa nel corso di un'estate e che trova il suo coronamento in una cinematografica avventura nella dolce vita romana, ma che lascerà in Elio e in Oliver un segno profondo, la consapevolezza di essere stati, nella passione, più che se stessi, di essersi trovati l'uno nell'altro. La lettura del romanzo, già diventato un film diretto da Luca Guadagnino e seguito da un nuovo capitolo intitolato Cercami, ha avuto alti e bassi: ho amato la descrizione della vita in Riviera, negli anfratti di un'estate torrida e piena di aspettative, ma, a lungo andare, la preminenza del racconto psicologico rispetto allo svolgersi degli avvenimenti e qualche riferimento culturale di troppo che mi è parso decisamente forzato (Oliver ed Elio sembrano avere una conoscenza enciclopedica e quest'ultimo, pur diciassettenne, pare in grado di fare le scarpe ad un professore) hanno reso difficile il superamento di qualche passaggio, soprattutto quello dedicato al viaggio dei due protagonisti a Roma; l'interesse si è poi risollevato nell'ultima parte, nel quale continua a prevalere la riflessione di Elio, ma che, per effetto della maturazione del protagonista, mi è risultata più fluida. Nel complesso Chiamami col tuo nome è stata una buona lettura, ma non mi ha colpita quanto mi aspettavo dalla fama di questo romanzo, anche se sono abbastanza curiosa di leggere il seguito.

Infine merita due parole anche il brevissimo racconto di Franco Faggiani L'arrivo di una strana primavera, nel quale l'autore ci aggiorna sulla situazione dei protagonisti de La manutenzione dei sensi, Leonardo e Martino, ben abituati all'isolamento fra le loro montagne eppure toccati dagli effetti della pandemia, che costringe Martino a seguire le lezioni universitarie da casa e che porta due esploratori alla ricerca di un posto in cui piangere e salutare una persona cara. Il racconto torna sul significato che un luogo fisico può assumere, trasformandosi in un luogo dello spirito, inoltre mi ha fatto ritrovare l'accogliente prosa di Faggiani e due personaggi amatissimi.
In queste tre letture molto diverse ho però individuato un filo rosso: sono tre storie in cui i luoghi parlano, non sono puri sfondi delle azioni ma assumono un valore comprimario, simbolico: in Isola Suðuroy rappresenta il luogo della memoria e delle radici, un'influenza che travalica i limiti della terra e si insinua nell'identità; in Chiamami col tuo nome la Riviera ligure è lo scenario quasi dannunziano di una passione che l'estate, il mare e il sale rendono possibile e intensificano; L'arrivo di una strana primavera, invece, è un nuovo tassello dello straordinario inno alla montagna, luogo di sfide, di raccoglimento, di avventura, uno spazio nel quale, di fronte all'immensità della natura, l'individuo può riscoprire se stesso, ritrovarsi in pace con i propri sentimenti, costruire un nido di affetti autentici e sinceri.
E voi cosa avete letto in questi mesi?

C.M.

Commenti

  1. È bello ritrovarti.
    Anch’io ho una certa curiosità per il libro di Aciman (di cui, tra l’altro, ho appena ascoltato l’intervista al SalTo Extra) ma, come dici tu, avendone sentito parlare tanto, tantissimo, le aspettative sono elevate e finisco per rimandare la lettura ogni volta che apro l’ereader.
    In questo periodo ho letto, non moltissimo ma almeno ho iniziato a smaltire i libri accumulati. Tra gli altri, ho appena terminato L’eredità delle dee, che a te tanto piacque. Magari ne scriverò un post, sempre che arrivi l’ispirazione…

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    1. Già, anche l'ispirazione risente di questa strana situazione. Spero proprio che ti supporti, perché sono curiosa di sapere che impressione abbia avuto de L'eredità delle dee. Grazie per essere passata e buone letture!

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  2. Hai ragione, alla fine della giornata un po' di repulsione verso il PC c'è e la voglia di girovagare per social e blog a volte passa purtroppo. Ma sono felice di rileggerti :)
    Per quanto riguarda i libri Chiamami col tuo nome vorrei leggerlo, anche se a valle della visione del film che non mi ha colpito molto. La manutenzione dei sensi non l'ho letto perciò non penso di poter leggere direttamente questo secondo volume... sono andata a vedermi il tuo pensiero del primo libro e me lo sono annotata *_*

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  3. La lettura del racconto di Faggiani richiede il romanzo, in effetti: senza quel contesto, non si comprenderebbero gli avvenimenti narrati in queste poche pagine. La manutenzione dei sensi è incantevole, come lo è il secondo romanzo dell'autore, Il guardiano della collina dei ciliegi, colpiscono entrambi per la loro storia profonda e una prosa impeccabile. :)

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  4. Ultimamente mi è capitato di vedere il film di Guadagnino, che ho apprezzato molto. Sapevo fosse tratto da un romanzo, interessante questo tuo giudizio sulla traduzione cinematografica di questa storia. Diffido del seguito, non capisco perché tante belle storie debbano essere rovinate da un seguito.
    Io sono stata fortunata in questi mesi, non ho vissuto la crisi del lettore. Ho letto molto, non quanto avrei voluto, ma titoli bellissimi, che neppure in estate ero riuscita ad affrontare, su tutti Pastorale americana e Furore, credo valgano ogni altro romanzo affrontato.

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    1. Ecco, io in questo momento non avrei la forza di affrontare una narrativa così poderosa, anche se ho iniziato Martin Eden di London, che non è certo una passeggiata. Spero si mantenga interessante come nelle prime 100 pagine, perché una quarta lettura tiepida potrebbe mandarmi in blocco totale.

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  5. Durante l'anno riesco sempre di meno a passare un po' di tempo sul mio blog, ad aggiornarlo e anche le letture diminuiscono per troppi impegni e problemi, quindi in questo periodo ho recuperato qualche libro lasciato da parte l'anno scorso e letto uno nuovo "La Concupiscenza Libraria" un regesto di articoli di Manganelli, veramente utile perché ho scoperto altri libri che non conoscevo. Non vedo l'ora di leggere la tua recensione di Martin Eden! Qualche tempo fa ho visto uno speciale di Barbero su London e questo libro rappresenta proprio la sua parte umana e professionale.

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    1. Ne scriverò dettagliatamente dopo aver visto anche il film dell'anno scorso, ma si capisce dalla profondità delle riflessioni del protagonista è dalla complessità del suo carattere che London ha riversato in questo romanzo molto di se stesso e del suo modo di intendere la società e la cultura. Spero sia la lettura giusta per ritrovare la spinta che stava venendo meno.

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