Trailer #1

Nel mese di dicembre, complici le vacanze e le limitazioni ulteriori agli spostamenti, ho avuto tempo per tornare a vedere qualche film, abitudine in precedenza sacrificata. Purtroppo quest'anno le nuove uscite sono state in gran parte sacrificate dalle misure resesi necesssarie per fronteggiare la pandemia, ma dall'altra parte abbiamo sfruttato di più le piattaforme per la visione di film a pagamento. Molto spesso mi è capitato di scorrere per un tempo infinito il catalogo di Netflix e Amazon Prime, scartando di volta in volta l'uno o l'altro titolo perché non adatti al momento, all'umore, al tempo disponibile e, alla fine, ho deciso che se su un certo titolo continuavo a tornare, era il caso di porre fine a questa sorta di zapping e di andare fino in fondo.
 

Come ho già fatto con i libri, inauguro oggi una rubrica dedicata a delle recensioni-lampo di film (anche se il termine recensione continua a piacermi poco e non è nemmeno molto pertinente al tipo di post), così da tenere un piccolo archivio di quello che vedo e che mi piace, senza dovermi imbarcare in analisi troppo approfondite, che riserverò alle pellicole che mi colpiscono di più.
Ecco dunque qualcuno degli ultimi film visti e apprezzati, tutti diversi fra loro.

Precious
(Lee Daniels, 2009)
, basato su un romanzo di Sapphire, racconta la storia di Precious Jones (Gabourey Sidibe), una sedicenne afroamericana di New York con una drammatica situazione sociale. Precious ha una bambina con sindrome di Down ed è in attesa di un altro, entrambi frutto della violenza del padre, vive in un appartamento fatisciente di Harlem con una madre violenta (Mo'Nique - vincitrice dell'Oscar per il suo ruolo di attrice non protagonista) che vive di assegni della pubblica assistenza, è obesa e quasi analfabeta. Sembra che per Precious non ci siano prospettive di riscatto, ma proprio la svolta che sembra doverla schiaciare sul fondo dell'abisso si rivelerà la sua ancora di salvezza. Cacciata dalla scuola a causa della seconda gravidanza, Precious viene indirizzata dalla direttrice in una scuola che si occupa specificamente di ragazzi con disagi come i suoi; entra nella classe di Miss Rain (Paula Patton), che condivide con altre ragazze che, per motivi diversi dai suoi, sarebbero altrimenti destinate all'insuccesso e con le quali Precious stringe un rapporto che è quanto di più simile all'amicizia lei abbia mai sperimentato. Miss Rain si prende cura di ognuna di loro, ma Precious si conquista un posto particolare nel suo cuore, al punto che la accoglie in casa sua dopo la nascita del bambino e l'ennesima aggressione da parte della madre.
Il film è impegnativo, soprattutto per alcune scene molto forti, in cui le violenze fisiche e verbali cui Precious è sottoposta vengono descritte senza alcuna limitazione, come se ne fossimo i testimoni e nessuno avesse selezionato i momenti salienti per noi. Proprio per questo la storia suscita una riflessione importante e genera trasporto: il racconto di Lee Daniels non fa apparire il disagio della protagonista come qualcosa di episodico o di passeggero, ma ricostruisce tutta la durezza e la sofferenza di una situazione che sembra non lasciare via d'uscita, ma che grazie alla forza di volontà e all'aiuto delle persone giuste trova la sua realizzazione in una rinascita.

The Founder
(John Lee Hancock, 2016)
ricostruisce la grandiosa e cinica ascesa di di Ray Kroc alla guida della catena di fast food McDonald's, fin da quando l'imprenditore (interpretato da Michael Keaton) entra in contatto con il ristorante McDonald's di San Bernardino, che attira la sua attenzione quando gli richiede la consegna di dieci frullatori, un numero esorbitante per le esigenze di una normale tavola calda. Ray Kroc visita il ristorante dei due fratelli Dick e Mac McDonald (Nic Offerman e John Carrol Lynch), che gli mostrano il loro innovativo metodo di preparazione degli hamburger e delle patatine, basato su un efficiente sistema a catena di montaggio che dalla griglia porta il panino direttamente nelle mani del cliente, senza necessità di servizio al tavolo. Kroc rimane affascinato da questa idea e poco alla volta vince le resistenze dei fondatori del ristorante a lanciarsi in un'impresa di franchising, affidandosi a lui come responsabile, finché le idee dei due fratelli, timorosi che un eccessivo allargamento e le soluzioni prospettate per ridurre i costi danneggino la qualità dei prodotti, non si scontrano con la voracità di Kroc, che vuole continuare ad espandere l'impresa con nuovi ristoranti in ogni angolo degli Stati Uniti, aprendo anche a compromessi sulla qualità degli alimenti pur di contenere le spese e per il quale le condizioni dei partner sono ormai eccessivamente limitanti.
The Founder è un significativo documento di una parte importante della storia della società e dell'economia americana, oltre che dell'evoluzione di una semplice idea che, nel tempo, è arrivata ad assumere le dimensioni globali che ben conosciamo. La genialità dei McDonald's e di Kroc, l'assiduità di quest'ultimo nel perseguire il suo scopo ma anche i sotterfugi e le manipolazioni cui arriva per appropriarsi di un progetto di cui per primo ha intravisto le potenzialità sono rappresentate come due risvolti del sogno americano di un successo che comporta però anche delle rinunce e dei tradimenti.

Birdman o l'imprevedibile virtù dell'ignoranza
(Alejandro González Iñárritu, 2014)
, anch'esso con Michael Keaton come protagonista, ha conquistato il titolo di miglior film agli Oscar 2015, fatto tanto più significativo perché coinvolge una riflessione sullo spettacolo, sul cinema e sulle sue star, sui film camponi d'incassi e la loro qualità. Riggan Thomson sta per portare in scena in un teatro di Broadway un suo testo drammatico, tratto da Di cosa parliamo quando parliamo d'amore di Raymond Carver; un incidente sul palcoscenico durante una prova gli dà l'occasione per sostituire ad uno degli attori che recitano con lui il più talentuoso Mike Shiner, che, però, è anche estremamente turbolento e provoca scompiglio nel corso di tutte le anteprime. A complicare la situazione intervengono le relazioni difficili fra Riggan e la figlia Sam (Emma Stone), recentemente uscita dalla tossicodipendenza e impegnata come assistente del padre nella produzione, e soprattutto la pressione che su Riggan esercita il suo passato da attore del grande schermo, infatti la sua fama è legata il ruolo del supereroe Birdman, dal quale fatica a staccarsi. I fan che incontra per le strade, i critici che dovranno recensire il suo spettacolo ma anche Riggan stesso, preda di continue allucinazioni in cui si sente al contempo Birdman e l'interlocutore di Birdman, non riescono a separare l'attore dal personaggio e questo riversa sul progetto teatrale il rischio del fallimento e la frustrazione del regista e attore, che vuole dimostrare al mondo di essere in grado di recitare a livelli più alti e profondi di quelli che lo hanno reso famoso.
Singolare e a tratti sconvolgente, Birdman illumina i retroscena della fama, in particolare di quella che avvinghia i personaggi dello spettacolo, imbrigliandone la carriera anziché spingerla a maggiori traguardi. Nel disagio di Riggan si leggono le storie di tante star consumate da ruoli e produzioni importanti, poi confinate nel teatro o rivelatesi proprio in quest'altra forma d'arte drammatica più abili e talentuosi. C'è, inoltre, una riflessione sul cinismo e il vuoto della critica, che spesso decreta la bontà o l'insuccesso di un'opera per capriccio e supponenza, più che per competenza. Infine, Birdman, attraverso la figura di Sam, pone l'attenzione ai mezzi della fama, che sempre più viaggia sui social network, dove gli artisti si trovano a competere con tutti gli altri che, grazie a questi strumenti, cercano un riscatto dalla propria mediocrità o la esaltano per riuscire a convivere con essa. Un film complesso, dunque, oltre che forte, rumoroso e in alcuni momenti capace di disorientare.

Cena con delitto
(Rian Johnson, 2019)
, che chiude questo primo Trailer, è un film completamente diverso da tutti gli altri, sia per il genere che per il tono della narrazione. Si tratta infatti di un giallo che orbita intorno alla morte di un ricco scrittore, Harlan Thrombey (Christopher Plummer), ufficialmente suicidatosi dopo la festa di compleanno per la quale si è riunita tutta la sua numerosa e capricciosa famiglia. Alle indagini partecipa l'investigatore privato Benoît Blanc (Daniel Craig), assunto da un anonimo committente per far luce sul mistero; Blanc assiste agli interrogatori di tutti i familiari del defunto, mettendo a nudo i possibili moventi e gli alibi di ognuno di loro e rendendosi presto conto che nessuno può essere escluso a priori dal sospetto di aver ucciso Harlan Thrombey o di aver comunque indotto la sua morte. Lo affianca Marta Cabrera (Ana de Armas), l'infermiera personale dell'anziano, che nel corso della vicenda assume i ruoli più disparati, trovandosi suo malgrado invischiata in tutti i risvolti del delitto, dell'indagine e degli interessi della famiglia Thrombey.
Il risultato dell'intreccio narrativo è un tipico giallo della camera chiusa, che non può che appassionare i cultori del giallo di inizio Novecento, di cui presenta tutti gli ingredienti: una grande casa in cui si riuniscono numerosi ospiti, una morte improvvisa, strani incontri notturni, impronte, prove e tracce che appaiono e spariscono, sequenze di accuse e proscioglimenti che sembrano non poter trovare soluzione, sotterfugi, simulazioni e, naturalmente, il colpo di teatro che risolve tutta la situazione. Contribuiscono a rendere piacevole e intrigante il racconto i membri del cast, fra i quali spiccano, oltre agli attori già richiamati, Jamie Lee Curtis, Chris Evans e Toni Colette.
 
Si chiude qui il primo appuntamento con i Trailer, che spero di rinnovare presto, perché significherebbe aver trovato il tempo per dedicarmi un po'di più ai film.
E voi cosa avete visto di recente? Avete qualche consiglio di visione?
 
C.M.

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