L'enigma della camera 622 - Joël Dicker

Il mio terzo appuntamento con Joël Dicker si è tradotto in un intero finesettimana incollata alle pagine, fisicamente sul divano e mentalmente in Svizzera, fra le città delle banche e un lussuoso albergo sulle piste da sci.
Nel romanzo L'enigma della camera 622 (La nave di Teseo, traduzione di Milena Zemira Ciccimarra) Dicker immerge prima di tutto se stesso, presentandosi come il protagonista delle indagini su un caso freddo, sul quale lo spinge ad indagare un'affascinante ospite del lussuoso Palace de Verbier, nel quale si è rifugiato per una vacanza, per imporsi una pausa dalla scrittura, che sta interferendo anche con le sue relazioni. Quando Scarlett, la sua vicina di stanza, si ostina a scoprire il motivo per cui la numerazione delle camere dell'albergo passi da 621 e 621 bis a 623, per Joël diventa impossibile continuare la propria vacanza: la sua nuova amica continua a punzecchiare il suo istinto di scrittore di crime story fino a spingerlo a far luce sull'omicidio irrisolto che ha sconquassato, anni prima, una festa esclusiva organizzata dalla banca Ebezner, in occasione della quale tutti attendevano l'annuncio del nome del nuovo presidente. La vacanza viene quindi sospesa, mentre Joël e Scarlett si spostano a indagare a Ginevra, interrogando la polizia e i dipendenti della banca Ebezner, senza però riuscire ad avvicinare il numero uno dell'organizzazione finanziaria, Macaire. Dai frammenti delle testimonianze che raccolgono, i due ricostruiscono un singolare triangolo amoroso che ha ai suoi vertici Macaire Ebezner, il suo collega ed eterno rivale Lev Levovitch e Anastasia, moglie di Ebezner, e si interrogano su come una questione sentimentale sia arrivata ad intrecciarsi con gli affari di un colosso bancario e con il problema della successione alla presidenza e delle relazioni fra i membri del consiglio, al punto da determinare un omicidio. Il sistema degli interessi e dei sentimenti in gioco è complesso e si allontana dalla risoluzione più sembra avvicinarsi ad essa, perché qualcosa continua a non tornare nell'avvicendamento di ipotesi, nomi e ricatti cui assistono i due investigatori.
Dopo La verità sul caso Harry Quebert e La scomparsa di Stephanie Mailer, Dicker cambia decisamente ambientazione e infonde nella sua narrativa le sfumature delle storie di spionaggio, del thriller e della memorialistica. Infatti sullo sfondo della vacanza del Joël-personaggio si innesta il ricordo del rapporto di Joë-scrittore con il suo editore Bernard del Fallois, al quale è dedicato il romanzo e di cui è celebrato il ruolo determinante nella carriera di Dicker dal primo successo.
Il risultato è un'avventura avvincente, intrigante e stimolante, che obbliga il lettore a seguire il percorso delle tracce e ad ingarbugliarsi nella rete delle identità, delle mezze verità e del rapporto fra il presente dell'indagine e i due passati degli eventi: quello dell'omicidio e quello dei suoi antefatti, laddove i protagonisti del crimine e delle false piste si sono incontrati e hanno iniziato a contaminare reciprocamente le loro esistenze.

C.M.

Commenti

  1. Il thriller-giallo non è il mio genere prediletto, c'è da dire. Vale sempre comunque il principio che, se ben scritto, la lettura ben venga. Ho visto la miniserie tv con la trasposizione del suo romanzo maggiore, gradevole.

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    1. Non è fra i generi di lettura che prediligo abitualmente, ma finora Dicker è riuscito a catturare il mio interesse e ogni tanto darmi a letture di questo genere mi permette di staccare e di ricordare che ci sono anche altri sentieri narrativi ai quali dedicarmi. La serie tv di Harry Quebert mi incuriosisce, ma confesso che ho ricordi molto vaghi del romanzo e, prima di guardarla, avrei bisogno di una spolveratina.

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