Le avventure di Pinocchio - Carlo Collodi

Spesso si dà per scontato che le fiabe siano parte della nostra formazione letteraria, che le vicende di tanti personaggi che sono diventati elementi stabili della cultura di massa siano in qualche modo acquisiti e ben conosciuti. Assorbiamo quelle storie raramente per esperienza diretta, ma proprio attraverso un filtro, e questo tende a lasciare indietro qualcosa, quando non a modificarle completamente. Nel mio caso, i filtri sono stati spesso i cartoni animati e le edizioni delle fiabe plasmate sulle riletture degli stessi: Walt Disney ma anche le serie animate giapponesi ispirate ai classici mi hanno più volte trasmesso storie non conformi, in piccola o grande parte, agli originali a cui si sono ispirate.
Per questo motivo la letteratura per l'infanzia merita una lettura diretta, anche se da adulti, anzi, proprio da adulti si può forse comprendere al meglio o addirittura se ne può individuare la profondità e realizzare che, se le fiabe rispondono ad alcune domande, forse sono più gli interrogativi che pongono rispetto a quelle che soddisfano.
 
 
Di recente ho avuto questa esperienza con Le avventure di Pinocchio di Carlo Collodi, che ho voluto leggere nella preziosa edizione Ippocampo, con i contenuti grafici di MinaLima (di tagliuzzare gli inserti, però, non ho avuto l'animo), già apprezzati ne Il giardino sgreto. Come forse tutti coloro che non avevano mai letto la storia, per me Pinocchio era il burattino disneyano, anche se sapevo che l'originale presentava significative differenze. Ecco, non me ne aspettavo tante.
Non sapevo che mastro Geppetto avesse ricevuto un pezzo di legno parlante da mastro Ciliegia e che la sua intenzione fosse quella di plasmare un burattino per guadagnare qualche soldo; non sapevo che la fata fosse prima di tutto una bambina dai capelli turchini dall'entrata in scena piuttosto macabra e che il percorso di Pinocchio fosse costellato di episodi tanto violenti. Persino l'avventura nel paese dei balocchi sembrava una parentesi orribile tutto sommato isolata.
Invece, prima di tutto, quella di Pinocchio è una storia di povertà: la fame di Geppetto, i vestiti di carta di Pinocchio, l'enorme scarificio che porta il falegname a vendersi l'unica giacca che potrebbe proteggerlo dall'inverno per comprare al burattino l'abbecedario per la scuola conferiscono una vivida concretezza ad un argomento fantastico, ma spiegano anche come non solo l'ingenuità di Pinocchio ma ma il desiderio di non dover mangiare solo bucce di pera e la voglia di divertirsi in un mondo che sembra volerlo privare della spensieratezza spingano il burattino a compiere le scelte sbagliate. 
 
C'è di più: se l'intento educativo nei confronti dei bambini e dei ragazzi balza subito all'occhio, con tutte le disavventure che Pinocchio attraversa a seguito di ogni atto di disobbedienza, meno evidente è il messaggio che viene rivolto agli adulti, che spesso riversano sui più giovani aspettative troppo grandi per loro o regole che vengono imposte più con la minaccia che invita alla trasgressione (con le conseguenze che ciò comporta) che con la pazienza della condivisione e senza una vera attenzione al bisogno dei bambini di essere se stessi, di correre dietro a ciò che li diverte e di sperimentare anche piccoli guai che li possano far maturare in un'indipendenza offerta a piccole dosi.
Un po'fiaba, un po'romanzo di formazione, Le avventure di Pinocchio ha dunque da proporre un messaggio ben più complesso di quanto potrebbe sembrare, è molto più realistico e reale di ciò che il contorno fantastico può suggerire e garantisce più opportunità di interrogarsi su se stessi e di mettere in dubbio delle certezze che garanzie di divertimento, che pure non manca.

Davvero - disse fra sé il burattino rimettendosi in viaggio - come siamo disgraziati noi altri poveri ragazzi! Tutti ci sgridano, tutti ci amoniscono, tutti ci danno dei consigli. A lasciarli dire, tutti si metterebbero in capo di essere i nostri babbi e i nostri maestri; tutti: anche i Grilli-parlanti.

C.M.

Commenti

  1. Conosco queste edizioni Ippocampo (su Instagram spopolano) e sono molto tentata. Pinocchio, hai ragione, è una favola molto più complessa. Le versioni Disney hanno sempre modificato o abbellito, o attenuato, le fiabe popolari e questa classica di un autore tanto brillante. Ho incontrato Fabio Stassi alla fiera del libro a Roma e ho preso il suo Mastro Geppetto, che di fatto è una storia di povertà, sarà una delle mie prossime letture.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sono molto curiosa, aspetterò la tua riflessione per decidere se leggerlo, è uno spunto interessante e da bambina non avevo colto la tragica povertà del personaggio.
      Ah, Luz, a te che hai la passione del teatro devo anche dire che col gruppo di recitazione scolastico lavoriamo proprio su Pinocchio! :)

      Elimina
    2. Allora dovrai assolutamente dedicarci un post dopo, sono curiosa di sapere di questa esperienza teatrale!

      Elimina
    3. Posso già dirti che la proposta del regista è stata accolta con entusiasmo dai ragazzi, che stanno già rendendo loro questo Pinocchio. Ti aggiornerò! :)

      Elimina
  2. Grazie per la condivisione della lettura. A quanto pare Disney ha 'liberamente tratto', molto liberamente.
    Per quanto riguarda la frase finale che hai citato, mi ha fatto ricordare che Platone in "Repubblica" dice che tutti i bambini di una società sono da considerare figli da parte di tutti gli adulti di quella società, tutti gli anziani nonni di tutti, tutti quelli della stessa età fratelli e sorelle tra loro, e via dicendo. È un modo per responsabilizzare, nell'educazione, e di non considerare i figli come cosa propria.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ho faticato a riconoscere Disney nel libro di Collodi: sono cambiati i toni e molte situazioni risultano molto lontane, per non dire capovolte. Quanto al riferimento a Platone, in effetti Pinocchio sembra un po'il figlio di tutti, anche se in senso negativo: ciascuno lo vorrebbe a proprio modo, per soddisfare un proprio bisogno, molti lo giudicano in modo sbagliato e non sempre le ragioni dei consigli che gli vengono dati sono legittime. La storia è più complessa di quanto potrebbe sembrare...
      Grazie di aver proposto questa eco filosofica!

      Elimina

Posta un commento

La tua opinione è importante: condividila!