Inizia con questi versi, che il poeta greco Antipatro di Sidone ha dedicato a Corinto (distrutta dai Romani nel 146 a.C.), la poesia delle rovine, che ha avuto le sue maggiori espressioni nel Settecento, per mano degli artisti e dei poeti che hanno immortalato nelle loro opere le vedute e le sensazioni provate di fronte alle vestigia della civiltà greco-romana.
L'hortus di una villa pompeiana in una mia foto del marzo 2005 |
Sembra che questi versi si possano oggi applicare ad un'elegia moderna per i siti archeologici e architettonici del nostro Paese che versano in uno stato di rovina, incuria e abbandono senza troppe distinzioni di età: accanto ai più noti esempi di Pompei o della Domus Aurea neroniana, soffrono le ville medicee toscane e la Reggia di Caserta; l'elenco, volendo approfondire, potrebbe diventare talmente lungo da richiedere, più che un post, un intero libro.
Non intendo entrare nel merito delle questioni sindacali che riguardano questa categoria, ma il cattivo stato di conservazione dei monumenti, l'inadeguatezza dei servizi e la mancanza di personale sono i motivi che hanno spinto l'UNESCO a redigere una relazione non troppo lusinghiera nei confronti dell'amministrazione del patrimonio culturale italiano. Il riferimento specifico è a Pompei, ma penso che, uscendo dall'ambito dei siti dichiarati Patrimoni dell'Umanità, potremmo riscontrare numerosi casi di analoghe carenze.
Il comunicato UNESCO, che viene costantemente chiamato ultimatum, mette in luce la situazione degli scavi di Pompei con dettagliate descrizioni corredate da un desolante apparato di immagini:
«La missione ha osservato ulteriori collassi e individuato altre tredici case di Pompei che sono considerate a rischio. C'è ancora preoccupazione per il cattivo stato di manutenzione di parti di Pompei e per il numero di strutture che necessitano di importanti lavori di conservazione, oltre che per il graduale deterioramento di dipinti, pavimenti a mosaico e altri elementi decorativi. Se il decadimento è inevitabile per le rovine esposte, le condizioni sono rese estreme dall’eccessiva umidità e dalla mancanza di manutenzione» (cap.1, p.5).
«E la desolazione che oggi si stende su una città sepolta dapprima da una pioggia di lapilli e di cenere, e poi saccheggiata dagli scavatori, pure attesta ancora il gusto artistico a la gioia di vivere d’un intero popolo». (Goethe Viaggio in Italia)
«L’effetto di queste composizioni, buone o cattive che siano, è di lasciarvi in uno stato di dolce melanconia. Portiamo il nostro sguardo sui frammenti di un arco di trionfo, di un portico, di una piramide, di un tempio, di un palazzo e ritorniamo comunque sempre a noi stessi. Anticipiamo il flusso del tempo, e la nostra immaginazione si disperde sulla terra e sugli edifici stessi che abitiamo. Di colpo, la solitudine e il silenzio regnano intorno a noi. Siamo soli, orfani di tutta una generazione che non c’è più» (Diderot, Rovine e paesaggi)
Le premesse sono diverse: noi non possiamo soffermarci a pensare alla rovina del tempo, alla piccolezza dell'uomo di fronte al crollo di intere civiltà, ma dobbiamo confrontarci con la decisione di ignorare l'enorme ricchezza che quelle civiltà ci hanno lasciato in eredità, rendendoci prova della desolante situazione notata già da Alphonse de Sade, che nel 1776, proprio di fronte alle rovine della città sepolta dall'eruzione del Vesuvio, esclamava: «Ma in quali mani si trovano, gran Dio! Perché mai il Cielo invia tali ricchezze a gente così poco in grado di apprezzarle?».
«Le idee che le rovine risvegliano in me sono grandiose. Tutto passa, tutto perisce. Soltanto il mondo resiste. Soltanto il tempo continua a durare. Io cammino tra due eternità. Ovunque io guardi, gli oggetti che mi circondano mi annunciano la fine e mi mettono in guardia rispetto a ciò che mi attende» (Diderot, Rovine e paesaggi)
p.s.: Vi consiglio di leggere il post di Azia La poesia dell'impossibile, pubblicato nel blog I racconti dei Demiurghi e anch'esso ispirato alle vicende di Pompei e ad alcuni passi del mio articolo: è bello vedere che la sensibilità per il patrimonio artistico e culturale del nostro Paese è un sentimento largamente condiviso!
NOTE: Per un esauriente excursus sulla poesia delle rovine, rimando all'articolo Chateaubriand: le rovine come paesaggio affettivo di Elena Mazzoleni.
Che vergogna,gli occhi del mondo sono puntati su Pompei: i progetti di tutela delle strutture vanno a rilento e c'è paura di nuovi crolli.Tra sprechi e disimpegno il nostro patrimonio artistico corre un grave rischio. Basta parlare è arrivato il momento di agire :)
RispondiEliminaDecisamente! Penso che per restauri, aperture straordinarie e gestione dei servizi (ad esempio prenotazioni, guide ecc.) si potrebbe ricorrere a volontari e studenti da inserire in progetti con università e accademie d'arte con formule di stage o in cambio dell'acquisizione di crediti formativi o, ancora, come impegno sostitutivo di prove finali e tesine... a me piacerebbe molto fare la mia parte, ma anche il servizio civile è stato fortemente ridotto!
EliminaSono d'accordo che si debba agire, ma io vorrei che lo Stato che facesse qualcosa di energico. Invece mi sembra che importi poco...figuriamoci, con la "scusa" della crisi la cultura è sempre all'ultimo gradino senza mai contemplarne tutte le enormi potenzialità.
EliminaSono parzialmente in disaccordo anche sui volontari..è giusto impedire che il nostro patrimonio artistico crolli, ma è ancora giusto che un archeologo professionista lavori gratis ? Per carità, magari lo farebbe volentieri, però mi domando se sia sempre la buona volontà della gente la strada verso cui proseguire.
Condivido la convinzione che lo Stato debba impegnarsi in prima persona, soprattutto considerando gli introiti che apporta la cultura al nostro paese (e che, comunque, potrebbero aumentare con un'adeguata promozione e col potenziamento dei servizi corollari).
EliminaParlando dei volontari, è doveroso che chiarisca quello che volevo dire. Non ho mai inteso usarli per sostituire i professionisti, anzi, sono una grande sostenitrice della consona retribuzione per coloro che hanno competenze specifiche e di alto livello nel proprio settore; pensavo, piuttosto, ai volontari e agli stagisti ch epotrebbero essere impiegati laddove non siano possibili nuove assunzioni di lavoratori a tutti gli effetti per l'apertura straordinaria dei siti (uno dei motivi della protesta al Colosseo, se non sbaglio, è l'aumento dell'orario di servizio, a Pompei manca personale), per i servizi di guida turistica, per la collaborazione ai restauri: uno studente non potrebbe mai sostituire in questo un archeologo o, comunque, uno specialista, ma in qualche attività può essere d'auto. Insomma, i volontari potrebbero essere impiegati non "in sostituzione di", ma "in affiancamento e supporto a". Non deve diventare assolutamente un modo per reprerire personale a basso costo, svalutando così anche il livello delle competenze, per cui mi trovi d'accordo sul fatto che non ci si può affidare a dei buoni samaritani per operazioni che richiedono professionalità e corrispettiva retribuzione! :)
E' una vergogna, purtroppo non riesco a vedere una soluzione in questi tempi duri. Tra gli scandali politici e la crisi, le meraviglie del nostro territorio deperiscono nella nostra indifferenza.
RispondiEliminaPenso che il rilancio della cultura sia l'unica speranza che abbiamo per uscire dalla crisi, perché Italia è ancora sinonimo di arte e bellezze architettoniche e paesaggistiche. Purtroppo è proprio l'indifferenza ad ucciderci...
EliminaArticolo molto bello, interessante e che mi ha ispirato alla grande quello che uscirà domani sul nostro blog (demiurghiracconti.blogspot.it).
RispondiEliminaSpero non ti dispiaccia se ti ho citata apertamente, nonché abbia preso spunto a citare il documento dell'UNESCO come hai fatto tu sul punto saliente e sulle conclusioni.
Non mi dispiace affatto, Azia, anzi, ti ringrazio per il tuo apprezzamento e per aver condiviso questo spunto di riflessione sul tuo blog: sono davvero onorata di comparire fra i Demiurghi! :)
EliminaLinko immediatamente il tuo post in nota al mio e poi arrivo a commentarlo, perché trovo che sia l'esatta continuazione e il perfetto completamento del mio pensiero, che sono lieta di avere in comune con tante altre persone!