Come non amare i classici quando nel loro novero vi sono romanzi come La signora delle camelie? Il romanzo di Alexandre Dumas (figlio) ci trasporta nella Parigi ottocentesca, fra i salotti, le stanze e i teatri, ad inseguire con lo sguardo le avventure galanti di un giovane di buona famiglia con una bellissima cortigiana; non sentiamo né il peso della cornice storica né quello di un sistema etico soffocante quale si vedeva negli stessi anni nel romanzo italiano: il libro è un concentrato di passioni e di quadri narrativi condotti con maestria in una forma agile ed estremamente piacevole.

Da questo
incontro scaturisce il ricordo della tormentata relazione di Armando con
Margherita, una storia fatta di passione, di trasporto, di lotta alle
convenzioni sociali. Giunto troppo tardi per dare l'addio alla sua
amante, da cui si era allontanato per espressa richiesta della donna
(che, però, non aveva fornito il motivo della separazione), Armando
offre al narratore la ricostruzione del suo amore per Margherita, dal
corteggiamento apparentemente impossibile da soddisfare alla separazione
e alle ripicche amorose di Armando, rifugiatosi fra le braccia della
principale rivale di Margherita.
Nonostante lo scandalo suscitato dal romanzo alla sua pubblicazione (1848), esso dimostra di rientrare nei canoni etici della letteratura ottocentesca: ad una storia torbida e socialmente discutibile (ma tollerabile per l'uomo, che è tenuto ad avere, prima del matrimonio, relazioni superficiali con molte cortigiane) fa seguito uno sviluppo tragico a carico della donna, (sempre unico agente moralmente corrotto) che richiede una malattia mortale, la tubercolosi, male caratteristico delle fanciulle traviate. Dumas, tuttavia, offre a Margherita l'occasione di elevarsi al di sopra di queste condanne, di superare in grandezza il suo amante di buona famiglia: i reali sentimenti e moventi di Margherita si esplicano nel finale, con le pagine del diario della donna, che offrono ad Armando le risposte che non aveva potuto (o voluto) avere mentre ella era in vita. La chiusa dell'opera lascia basiti, disorientati, rabbiosi, lacerati dalla consapevolezza che l'unico personaggio di grande cuore è rimasto, ancora una volta, sconfitto dai capricci dell'alta società.
C.M.
Nonostante lo scandalo suscitato dal romanzo alla sua pubblicazione (1848), esso dimostra di rientrare nei canoni etici della letteratura ottocentesca: ad una storia torbida e socialmente discutibile (ma tollerabile per l'uomo, che è tenuto ad avere, prima del matrimonio, relazioni superficiali con molte cortigiane) fa seguito uno sviluppo tragico a carico della donna, (sempre unico agente moralmente corrotto) che richiede una malattia mortale, la tubercolosi, male caratteristico delle fanciulle traviate. Dumas, tuttavia, offre a Margherita l'occasione di elevarsi al di sopra di queste condanne, di superare in grandezza il suo amante di buona famiglia: i reali sentimenti e moventi di Margherita si esplicano nel finale, con le pagine del diario della donna, che offrono ad Armando le risposte che non aveva potuto (o voluto) avere mentre ella era in vita. La chiusa dell'opera lascia basiti, disorientati, rabbiosi, lacerati dalla consapevolezza che l'unico personaggio di grande cuore è rimasto, ancora una volta, sconfitto dai capricci dell'alta società.
C.M.
NOTE: Da La signora delle camelie Verdi ha tratto uno dei suoi melodrammi più celebri: La Traviata (1853).
Non ho ancora letto quest’opera di Dumas figlio, che oltretutto è l’unico romanzo che ha scritto, se non sbaglio, perché le altre produzioni sono opere teatrali. Curiosando nella sua biografia ho letto che il personaggio femminile di Margherita gli è stato ispirato da Marie Duplessis, una cortigiana con cui aveva avuto una breve relazione. Ti risulta? Certo che con le tue belle recensioni fai venire voglia di riscoprire certi classici...
RispondiEliminaNon è l'unico romanzo, ma credo che sia l'unico con una buona circolazione legato al suo nome, comunque ti consiglio di recuperarlo, è in assoluto uno dei classici che ho amato di più e sono contenta di aver contribuito ad alimentare la curiosità! Lo spunto biografico è corretto, pare che sia esistita davvero questa fantomatica M.me Duplessis... chissà quanto di lei c'è in Margherita! :)
EliminaQuesta Duplessis è stata l'amante veramente di Dumas figlio ( non si faceva proprio mancare niente in fatto di donne Dumas).C'è molto di lei in Marguerite,anche se il personaggio,per ovvi motivi, è più studiato,più sensibile e dolce...La Duplessis era pur sempre una prostituta di alto bordo...E Dumas scrisse questo romanzo dopo la morte della bella ragazza,in un periodo in cui era in carenza di denaro.La sua morte,la figura allora notissima della bella cortigiana,fu un caso davvero fortunoso per lui, che guadagnò molto.
EliminaCinico Dumas ;-)
La morte dell'amante lo ha salvato economicamente e, probabilmente, anche agli occhi della società, se accettiamo di vedere in Armando l'alter ego di Dumas... :)
EliminaQuesto breve romanzo è uno dei tre vertici della mia "trilogia della perfezione", che comprende anche l'immortale "Orgoglio e pregiudizio" e l'etereo "Le notti bianche"!
RispondiEliminaMi manca Orgoglio e pregiudizio (anche se sono anni che me ne ripropongo la lettura), ma, se lo accosti agli altri due titoli, non posso che essere sicura che mi piacerà!
Elimina