L'Indice dei libri proibiti

Il 4 febbraio 1966 terminava, dopo più di quattrocento anni, una pratica vergognosa di controllo del pensiero e delle masse. Con la fine dell'Inquisizione romana, infatti, venne definitivamente abolito l'Indice dei libri proibiti, istituito nel 1558 in pieno clima controriformistico per imporre una stretta soffocante al libero pensiero e a presunti spunti di corruzione morale, a difesa della purezza e a garanzia della salvezza dell'uomo dopo la morte.

Non si trattò, nemmeno nel lontano XVI secolo, di un'operazione nuova, perché la distruzione di documenti ritenuti in contrasto con posizioni ideologiche dominanti, politiche o religiose che fossero, venivano distrutte e condannate già nell'antichità, ma il fenomeno crebbe nel corso del Medioevo, un po'perché il processo di copia dei testi era estremamente selettivo e vi era, prima dell'invenzione della stampa, la necessità di far economia di materiale scrittorio e tempi in favore dei testi moralmente più accettabili, un po'perché le minacce di eresia erano percepite come una presenza assillante e pronta a sovvertire dogmi e direttive comportamentali. Fu tuttavia in seguito allo scoppio dei movimenti riformistici protestanti, che ridussero drasticamente la reputazione e l'autorevolezza della Chiesa sia in campo dogmatico che dal punto di vista etico, che Roma intervenne in maniera pesante. Ancor prima della fine del Concilio di Trento (1545-1563) vennero imposti rigidi codici comportamentali e, attraverso l'Indice, venne condannata la lettura di grandissime quantità di testi che vennero bruciati in una grottesca ordalia culturale.
Nell'Index Librorum Prohibitorum vennero inseriti fin da subito il De Monarchia di Dante, Il Principe di Machiavelli, il Decameron di Boccaccio, ma esso crebbe a dismisura nei secoli successivi, inglobando opere di letterati (Erasmo, Bembo, Ariosto, Alfieri, Foscolo, Zola, Dumas padre e figlio, Sartre, Moravia), scienziati e matematici (Galileo, Cartesio), filosofi (Bruno, Pascal, Hobbes, Voltaire) e, addirittura, un papa, Enea Silvio Piccolomini. Si tratta, ovviamente, solo di una piccolissima parte degli autori coinvolti nel rastrellamento, che, in alcuni casi, si tradusse in una persecuzione vera e propria mentre erano in vita (si tengano presenti i casi di Galileo e Bruno, per citarne solo un paio).

La statua bronzea di Giordano Bruno in Campo de'Fiori a Roma,
realizzata da Ettore Ferrari nel 1889

Questa caccia alle idee ha frenato per secoli il libero pensiero, soffocato le arti, represso la scienza e ingabbiato l'umanità nei pregiudizi nelle tenebre dell'ignoranza. Al monitoraggio religioso si unirono, in un sedimentarsi di oscurantismo, le azioni di censura dei diversi regimi politici, che si tradussero anche in condanne fisiche ai danni dei nuovi oppositori.
Pensare che una simile situazione si sia mantenuta fino a cinquant'anni fa provoca la nausea. Ecco perché è fondamentale ricordare l'importanza della libera espressione (ovviamente nei limiti della legalità e del rispetto dei diritti umani) e della cultura. Ecco perché - e mi sembra quasi provvidenziale che la ricorrenza dell'abolizione dell'Indice cada proprio in questi giorni - va ricordato che bruciare un libro esponendo in maniera plateale un simile gesto come un'azione liberatoria o di giustizia popolare significa inneggiare ad una forma di violenza e resuscitare pratiche che, anche laddove non si voglia effettivamente riproporne la diffusione, testimoniano uno dei lati peggiori della cosiddetta civiltà.
Solo un paio di mesi fa veniva lanciata nel web l'iniziativa I libri non si bruciano. Si leggono. E oggi mi sento di ribadire l'importanza di condannare certi gesti non per prese di posizione politiche o in favore di questo o quel personaggio pubblico, né per stabilire in maniera perentoria che nessuno possa disfarsi di un libro sgradito (ciascuno, in fondo, fa quel che gli pare con i propri averi), ma per sottolineare che lo sbandierare certi gesti presentandoli come segni di liberazione o superiorità etica appare come un motteggio di un lato della storia di cui non dovremmo andare fieri.

C.M.

Commenti

  1. In tempi recenti quel surreale documento aveva un'importanza senza pari, tanto che quasi mi dispiace che l'abbiano abolito: bastava spulciarlo per farsi un'idea di cosa fosse utile e profittevole leggere.

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    1. L'altra faccia della medaglia, insomma! Infatti tutti i titoli che vi sono inclusi sono fra le opere fondanti del pensiero occidentale nelle sue varie sfaccettature.

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  2. Io, ovviamente, sottoscrivo ogni parola. Non riesco a pensare lucidamente ogni volta che sento le espressioni "Indice dei libri", "bruciamo i libri", "rogo di libri". Giusto ieri ho scritto un post pacato e sereno sulle reazioni che mi provocano questi atteggiamenti che io non capisco affatto. E giuro che ho provato a mettermi dalla parte di chi invece sostiene la necessità di soffocare il libero pensiero e lo scambio tra le idee, anche vivace e polemico, ma non riesco a entrare in quella stortura. Non riesco a trovare nemmeno un aspetto positivo nella questione, o uno che valga la pena di difendere. I libri non si bruciano e non si mettono all'indice. Sarebbe come pretendere di strapparci un occhio perché tanto abbiamo l'altro, o fare a meno di usare un braccio e una gamba, perché ne abbiamo due di ciascun arto!

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    1. Un giusto paragone. Credo che simili atteggiamenti e, in generale, la spettacolarizzazione del peggio siano la conseguenza di questa estrema libertà data dalla rete: uno strumento preziosissimo, ma che porta all'attenzione anche gesti che nel can can di internet vengono montati e caricati di un'importanza che non devono avere... e tutto a fini puramente strumentali, perché la decenza cede alla possibilità di mettere in risalto se stessi. Allora è doveroso ricordare che certi comportamenti, per quanto liberi in un mondo virtuale dalle dinamiche fuori controllo, non sono accettabili.

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  3. Ma questo paese è nel delirio più totale! In ogni epoca o paese è come regredire al periodo della Controriforma o al Nazismo. Storia recente.

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    1. Storia ancora troppo recente. Temo che in questo Paese in molti (sicuramente in troppi) non abbiano ancora chiaro cosa sia effettivamente accaduto meno di settanta o ottanta anni fa e trattano certi argomenti con una leggerezza inaccettabile.

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  4. Abolito nel 1966? Incredibile! Ma forse nemmeno poi tanto, visto che l'ignoranza dei popoli è da sempre lo strumento di potere più efficace dei governi. Proibire i libri è solo uno dei tanti metodi. Non è la stessa cosa quando sentiamo gli anatemi del Vaticano contro i preservativi? Non è la stessa cosa che ci hanno detto a proposito dell'AIDS? (AIDS uguale castigo di Dio verso i lussuriosi)? Non continuano a terrorizzarci con l'inferno e ci lusingano con il paradiso? E' una storia vecchia di secoli.... Nel 1966? Sarei curioso di sapere se era citato il famigerato Mein Kampf (io dico di no)

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    1. Ripensandoci, credo che la bibliografia di Bruno Vespa ci starebbe proprio bene in un elenco del genere.....

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    2. Temo che i libri di Vespa siano di qualità troppo pregevole per potersi abbassare a livello di un Dante o di un Machiavelli...
      Ti confermo che il Mein Kampf non fu mai inserito nell'Indice, il che desta ancora notevole scandalo, e a ragione; non fa, in effetti, mistero, dato che lo stesso organo che avrebbe dovuto condannarlo non prese mai una posizione contro Nazismo e Fascismo per ragioni che vanno dall'esistenza di comuni nemici (i Socialisti, gli Ebrei) alla convenienza politica della cosa.

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  5. Ho studiato la censura a proposito di una materia universitaria e, ovviamente, non ho potuto esimermi dall'incontrare l'Index. Non sapevo, però, che avesse avuto vita così lunga, sembrava già desueto ed obsoleto in epoca moderna!

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    1. Eh sì, sembra incredibile che sia sopravvissuto tanto a lungo, eppure fino agli ultimi anni rimase attivo, fagocitando anche dei Premi Nobel per la letteratura.

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  6. Ho incontrato l'Indice leggendo un paio di libri, il capitolo sulla Controriforma della Storia d'Italia di Montanelli e un saggio sulla censura di cui non ricordo il titolo - qualcosa tipo "Censura nell'età moderna". Uscito di recente. L'argomento è interessante, soprattutto nel secondo libro, che illustra come opinione pubblica e censura siano andate formandosi (quasi) di pari passo con la maggiore diffusione dei libri a seguito dell'invenzione della stampa a caratteri mobili. L'Indice è poi diventato quello più importante, anche per il potere oggettivamente superiore della Chiesa riformata rispetto agli stati, che dopotutto dovevano solo difendere i propri interessi. L'idea stessa può risultare offensiva, ma se ci pensi bene anche oggi ci si pone questioni se sia giusto o meno censurare contenuti che contrastino con [mettici quello che vuoi]. Il paradosso dell'avvocato ebreo che difende la libertà di espressione di un gruppo neonazista, che è un caso estremo ma è proprio degli estremi che bisogna preoccuparsi. La Chiesa in quegli anni aveva un enorme problema e l'ha combattuto con la repressione e con una controriforma, anziché una riforma. Mi stupisce solo che sia stato abbandonato così tardi. Si sa se ne esiste una versione edulcorata, dei libri "sconsigliati"? Per intenderci, la lista in cui compare Harry Potter e probabilmente metà dei libri che leggo? Perché il governo USA, poco dopo i fatti dell'11 settembre, stilò una lista di canzoni che era opportuno che le emittenti non trasmettessero.

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    1. Non so se esitano versioni ammodernate dell'indice e non conoscevo questo particolarissimo elenco, che trovo sconcertante (un po'per la vastità, un po'per il controllo umorale, un po'per l'evento che fa da premessa al tutto). La censura è oggi un'attività impraticabile o quasi: si può esercitare, ma, con la rapidità delle comunicazioni nel web e delle autopubblicazioni qualsiasi censura avviene con un ritardo... molte notizie vengono censurate o molto ridimensionate, ma non mi vengono in mente titoli di libri che abbiano scatenato di recente polemiche paragonabili a quelle del passato (a meno che la censura non sia stata più rapida della loro uscita).

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    2. Ci sono molti modi di controllare l'opinione pubblica nel 2014 e la censura ormai non è il più efficace. Però, come osserva il mio apprezzatissimo Cory Doctorow in Little Brother, la tecnologia ci dà anche gli strumenti per resistere al condizionamento. :)

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    3. Certamente lo strumento si presta agli usi più svariati, ad essere risorsa o pericolo: la conoscenza, d'altronde, va sempre usata con intelligenza! :)

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