La Commedia secondo Dalì

La Divina Commedia è senza dubbio, assieme alla Bibbia e ai poemi omerici, uno dei testi più conosciuti e studiati al mondo, e non è azzardato dire che il suo autore gode di un'aura mitico-leggendaria al pari di quelli delle altre due opere. Dante Alighieri, infatti, ha ispirato, con la sua opera, letterati e artisti delle epoche successive, da Ariosto a Eliot, da Botticelli a Dorè, che si sono impegnati nell'adattare temi, situazioni, personaggi esattamente come lui aveva fatto rielaborando i materiali tratti dalle Sacre Scritture e dal mito classico (che, però, conosceva principalmente attraverso gli autori latini). Dante, insomma, è collettore di tradizione e ne irradia a sua volta, al punto che ancora oggi è fonte di suggestioni potenti.

Il congedo di Virgilio da Dante (Pg. XXVII)
Non aspettar mio dir più né mio cenno;
libero, dritto e sano è tuo arbitrio,
e fallo fora non fare a suo senno:
per ch’io te sovra te corono e mitrio. 
Le illustrazioni artistiche della Divina Commedia sono numerosissime, sterminate se consideriamo anche le miniature medievali. La serie di illustrazioni di Gustave Dorè è la più nota, anche per la sua riproduzione in diversi manuali ad uso scolastico, ma c'è un'altra serie che merita di essere conosciuta. Si tratta delle xilografie realizzate fra il 1951 e il 1960 da Salvador Dalì, che, superando il realismo e il dettaglio di quelle dell'artista francese, restituisce una versione altamente personalizzata, dove ritroviamo tutte le caratteristiche dello stile di Dalì: le figure molli, la dissoluzione delle forme, la crudezza e il macabro, i tratti sottili e le figure allungate all'inverosimile, gli accostamenti di figure apparentemente estranee e perfino i cassetti. Il tutto in un insieme di colori e in un'alternanza di definizione e fluidità che si adatta perfettamente alla lezione dantesca in cui si succedono sequenze estremamente definite (soprattutto nell'Inferno) e altre impossibili da descrivere e tratteggiare con la parola umana, concentrate nel Paradiso. Non sarà un caso che il tratto di Dalì ripercorra questa evoluzione dal fisico allo spirituale, diventando sempre più sfuggente e terso.

L'angelo caduto (Inf. III)

Mischiate sono a quel cattivo coro
de li angeli che non furon ribelli
né fur fedeli a Dio, ma per sé fuoro.
Caronte (Inf. III)
Caron dimonio, con occhi di bragia,
loro accennando, tutte le raccoglie;
batte col remo qualunque s’adagia.
Fra le espressioni più efficaci della violenza e del tormento infernale si trovano le rappresentazioni dei simoniaci (canto XIX), conficcati in buche nel terreno da cui emergono solo i piedi, sulle cui piante bruciano le fiamme. Ma non meno espressiva è la rappresentazione di Caronte, colto di spalle, con una sorta di abbassamento degli studi michelangioleschi sul nudo, mentre maneggia il remo (canto III). E poi ci sono le creature più abbiette dell'inferno, i pusillanimi, fra cui si trovano gli angeli caduti, che non presero le parti di Dio né quelle di Lucifero nello scontro che li oppose, troppo vigliacchi persino per scegliere il male (canto III). Ma c'è anche un momento di vivacità che quasi allontana l'orrore infernale, nella xilografia dedicata al volo in groppa a Gerione verso le Malebolge (canto XVII).

I simoniaci (Inf. XIX)
Fuor de la bocca a ciascun soperchiava
d’un peccator li piedi e de le gambe
infino al grosso, e l’altro dentro stava.
Gerione (Inf. XVII)
Come la navicella esce di loco
in dietro in dietro, sì quindi si tolse;
e poi ch’al tutto si sentì a gioco,
là ’v’era ’l petto, la coda rivolse,
e quella tesa, come anguilla, mosse,
e con le branche l’aere a sé raccolse.
Solo gradualmente la durezza infernale lascia il posto alla serenità del paradiso: il purgatorio svolge, nelle illustrazioni di Dalì, la stessa funzione che ricopre nella Commedia letteraria, di tramite e di punto di passaggio sia contenutistico che stilistico. Ancora molto cruenta è la rappresentazione di alcuni peccatori, come i superbi, piegati sotto il peso di massi che ne straziano il corpo e, secondo Dalì, lo deformano fino alla rottura (canti X-XII) e straziante appare la magrezza delle anime dei golosi, smunti ai piedi dell'albero delle delizie (canti XXIII). 

I superbi (Pg. X)
Come per sostentar solaio o tetto,
per mensola talvolta una figura
si vede giugner le ginocchia al petto,
la qual fa del non ver vera rancura
nascere ‘n chi la vede; così fatti
vid’io color, quando puosi ben cura.
Vero è che più e meno eran contratti
secondo ch’avien più e meno a dosso;
e qual più pazienza avea ne li atti,
piangendo parea dicer: ‘Più non posso’.
I golosi (Pg. XXIII) 
Tutta esta gente che piangendo canta
per seguitar la gola oltra misura,
in fame e ‘n sete qui si rifà santa.
Di bere e di mangiar n’accende cura
l’odor ch’esce del pomo e de lo sprazzo
che si distende su per sua verdura.
Più raccolto è l'incontro con Sordello, anima posta in disparte nell'Antipurgatorio, che Dalì ritrae mentre spiega a Dante come avviene la salita delle anime al purgatorio e come raggiungerne l'entrata (canti VI-VII). Ma c'è anche, nel purgatorio di Dalì e Dante, la speranza che sfuma i contorni e suggerisce che le anime lì radunate saranno in futuro immerse in una grazia entro cui tutte si annulleranno: lo si coglie nella descrizione della barca dei penitenti in arrivo dalle foci del Tevere e guidata dall'angelo nocchiero (canto II) o nel congedo di Virgilio da Dante, descritto come un'incoronazione poetica che autorizza Dante a procedere senza la sua guida e ad essere, quindi, pienamente in grado di poetare da solo (canto XVII).
Sordello da Goito (Pg. VI)
Ma vedi là un’anima che, posta
sola soletta, inverso noi riguarda:
quella ne ‘nsegnerà la via più tosta.
L'angelo nocchiero (Pg. II)

Poi, come più e più verso noi venne
l’uccel divino, più chiaro appariva:
per che l’occhio da presso nol sostenne,
ma chinail giuso; e quei sen venne a riva
con un vasello snelletto e leggero,
tanto che l’acqua nulla ne ‘nghiottiva.
Da poppa stava il celestial nocchiero,
tal che faria beato pur descripto;
e più di cento spirti entro sediero. 

Se, infine, Dante inonda il paradiso di luce, il suo emulo artistico non può esser da meno: le xilografie dedicate al più alto dei regni oltremondani contengono ed emanano luce, come nell'incontro fra Dante e Cacciaguida, che discende dalla croce di Marte (canti XV-XVII) e nella salita della scala d'oro dal cielo di Saturno (canto XXI).

L'apparizione di Cacciaguida (Par. XV)

Quale per li seren tranquilli e puri
discorre ad ora ad or sùbito foco,
movendo li occhi che stavan sicuri,
e pare stella che tramuti loco,
se non che da la parte ond’e’ s’accende
nulla sen perde, ed esso dura poco:
tale dal corno che ‘n destro si stende
a piè di quella croce corse un astro
de la costellazion che lì resplende;
né si partì la gemma dal suo nastro,
ma per la lista radial trascorse,
che parve foco dietro ad alabastro.

Lo scaleo d'oro (Par. XXI)

Dentro al cristallo che ‘l vocabol porta,
cerchiando il mondo, del suo caro duce
sotto cui giacque ogne malizia morta,
di color d’oro in che raggio traluce
vid’io uno scaleo eretto in suso
tanto, che nol seguiva la mia luce.

Le xilografie di Salvador Dalì sono attualmente esposte a Firenze, presso Palazzo Medici Riccardi, dove resteranno fino al 27 settembre per celebrare i 750 anni dalla nascita di Dante Alighieri. Qualcuno di voi ha già visitato la mostra o ha intenzione di farlo?

C.M.

Commenti

  1. ti segnalo anche l'antologia dell'Iliade illustrata da De Chirico e tradotta da Quasimodo. l'edizione che ho io è descritta qui
    http://www.umbertocantone.it/iliade-di-omero-tradotta-da-quasimodo-e-illustrata-da-de-chirico-1968/

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    1. Non conoscevo questa edizione, ti sono molto grata di avermela segnalata, tanto più che sto rileggendo per l'ennesima volta il poema! Omero-Quasimodo-De Chirico: praticamente un tempio dell'antichità e della poesia qui condensato! Molto bello, grazie!

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  2. Un'autentica meraviglia l'intera opera di Salvador Dalì (non solo queste xilografie). Altrettanto meraviglioso questo tuo articolo, come sempre piacevolissimo e ben curato.

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    1. Sono contenta che abbia gradito, mi dispiace solo non avert trovato più immagini e di migliore qualità!

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  3. Dalì mi piace moltissimo, anche Dante, quindi ti adoro per aver pensato a questa coppia di artisti!
    Mi piacciono molto queste stampe dedicate alla Divina Commedia e penso che siano una delle prime cose innovative che siano state fatte da un artista basandosi su quell'opera. Dopo le stampe di Dalì e soprattutto oggi ci sono state moltissime rivisitazioni della Commedia, in ogni campo possibile e immaginabile (persino nei videogiochi!), quindi mi piace pensare che Dalì abbia iniziato questa sorta di movimento.

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    1. Verissimo, Dante ha un seguito che credo sia paragonabile soltanto a quello di Omero: la sua opera ha dato vita a una produzione artistica e letteraria vastissima che, anziché esaurirsi, continua a proliferare e ad infulenzare il mondo della comunicazione e dell'intrattenimento. Dalì mi ha stupita, per cui, non appena ho passato in rassegna le stampe reperibili in rete, non ho potuto fare a meno di condividere questo progetto, mi fa piacere che sia stato gradito!

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  4. La mia sensazione dinanzi a queste opere è duplice: da una parte suscitano in me - almeno alcune di esse - voglia di allontanarmene, ripugnanza; a questo sentimento se ne accosta un altro, che è invece di fascinazione. Sì, perché come tutte le opere moderne, anche queste vanno contestualizzate e comprese in un'ideologia lontana dal tratto di penna medievale o semplicemente antico. E' una visione onirica ed estrema, questa, coraggiosa e che ostenta la sua propria verità. Segno, come ti anticipavo della possibilità di fare del racconto dantesco qualcosa che è "senza tempo".

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    1. E Dalì ci è riuscito benissimo, traendo l'universale dall'opera di Dante e riproponendolo in forme contemporanee, caricate quindi di nuovi significati.

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  5. Non sono in grado di valutare dal punto di vista artistico, posso solo dire sono immagini bellissime e che mi provocano un tumulto di sensazioni molto intense.

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  6. Sì, questa è la grandezza dell'arte. Comunicare il bello, ed è un linguaggio universale.

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  7. Che meraviglia!!! Ho avuto la fortuna di ammirare dal vivo alcune sue opere a Parigi, lo scorso anno. Un artista che ho imparato a conoscere e, inevitabilmente, ad amare, solo negli ultimi anni. Immenso. Grazie per questa segnalazione. Un bacio. ^_^

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    1. Nel mio caso, Dalì non è tra i preferiti, anzi, non mi ha mai particolarmente colpita, se non in quanto artista estroso, ma questa serie mi incanta! Sono contenta che l'abbia apprezzata anche tu! :)

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  8. Sarebbe interessante sapere se queste xilografie rappresentano ciò che Dalì ha immaginando leggendo la Divina Commedia (ma è poco probabile, perché sono troppo surrealiste per essere applicate al Medioevo) o una reinterpretazione personale dell'opera, che vuole attribuire un significato ulteriore alle parole di Dante.

    In università ho assistito ad un'interessante lezione sull'illustrazione e la sua funzione ne secoli. Chiaramente queste xilografie non hanno uno scopo meramente illustrativo perché un lettore esperto come colui che si approccia alla Divina Commedia non ha bisogno di illustrazioni per comprenderne il senso (svolgono invece una funzione analoga le illustrazioni per bambini, che consentono ai piccoli lettori di capire ciò che faticano a leggere).

    Credo che Dalì volesse esprimere lo stesso significato della Commedia con il proprio linguaggio trasmettendo il messaggio universale di Dante con la propria arte.

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    1. Sono d'accordo con te, la serie si presenta come una lettura molto personale della Commedia, in linea con il periodo della sua realizzazione e il carattere eccentrico dell'artista.

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