Le pietre - Claudio Morandini

Sostigno e Testagno sono due poli di un mondo sospeso fra cime e valle. Fanno da sfondo ad un piccolo grumo di esistenze che da secoli si adeguano ai ritmi della natura, al mutevole corso del fiume, agli equilibri della roccia, ai rituali della vita dei pastori. Questi ritmi, però, si sono misteriosamente alterati e si riversano come una catena di favole nell'ultimo romanzo di Claudio Morandini, Le pietre (Exòrma edizioni).
Agile racconto lungo dalla cadenza ammaliante, Le pietre è una fiaba surreale, un racconto di spirito popolare che narra del rapporto fra gli uomini e le montagne, dei versanti che si sfaldano, della mansuetudine con cui chi vive al di sotto di essi si adegua anche ai cambiamenti che ad altri sembrano grotteschi, spaventosi, insostenibili. Tutto inizia, secondo quanto si racconta, nel momento in cui nel salotto dei coniugi Ettore e Agnese Saponara appare della polvere di roccia; sembra il residuo che si porta sotto le scarpe, ma è troppo perché possano averlo introdotto in casa loro stessi o i ragazzini che entrano nella loro invidiabile casa per le lezioni private. Agnese spazza via il mucchietto di polvere dal soggiorno, ma, in breve, accade l'inaspettato: giorno dopo giorno nel salotto appaiono, piovono, rotolano pietre di diverse dimensioni. Un accorrere senza fine, che li costringe ad abbandonare il salotto e a cercare ovunque rimedi che né il parroco né i sedicenti maghi né un vecchio santone riescono a fornire. Le pietre vengono dalla montagna, minacciando di sommergere il paese, eppure, mentre i montanari riescono a convivere con questa singolarità quasi fosse scontata quanto lo scorrere delle stagioni e lo spostamento del torrente, dipingendo i sassi oppure gettandoli nel brodo, per i Saponara, originari della città, quelle presenze sono minacciose, persecutorie. I Sostignesi alle pietre sono abituati, non si sentono una stirpe maledetta, sono un tutt'uno con la montagna e non pretendono che questo loro legame sia compreso, che quelli che vengono da fuori si rendano conto dell'intimità che regola gli incontri fra l'uomo e la montagna, anche quando è la montagna a scendere o a cadere sull'essere umano che ad essa si affida.
Le pietre è un piccolo capolavoro di semplicità, una prova di narrativa genuina e diretta, di una grande storia costruita con materiali essenziali. Il romanzo di Claudio Morandini è una minuta collana le cui perle si sgranano rapide come le pietre che, una dopo l'altra, cadono dentro Villa Agnese. La prospettiva è straniata, non segue le angosce degli ignari Saponara, bensì lo sguardo distaccato e accomodante dei loro compaesani, consapevoli della natura che li circonda e, in qualche modo, depositari del suo mistero. Le pietre è una storia di montagna e di consapevolezza, che si legge con la curiosità di dipanare un mistero e che ricorda le atmosfere dei racconti di Dino Buzzati, dove il surreale, i fantasmi, gli elementi di una natura animata e con una volontà propria convivono con esistenze prosastiche, offrendo ad esse un colore di eccezionalità come solo i grandi racconti che toccano le corde più ancestrali dell'essere umano sanno fare.
Provate anche voi a stare affacciati alla finestra, come amava fare il buon Ettore Saponara: vi accorgerete che le pietre si muovono tutte, quelle più piccole praticamente rotolano avanti e indietro, mentre i macigni scivolano molto più lentamente, a fatica, ma li si vede, io li potrei vedere anche in questo momento, se avessi voglia di vederli e non avessi invece la nausea di tutte queste rocce del cavolo che ci sono entrate nella vita e non se ne sono più andate, va’ a sapere perché.
C.M.

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