Sostigno e Testagno sono due poli di un mondo sospeso fra cime e valle. Fanno da sfondo ad un piccolo grumo di esistenze che da secoli si adeguano ai ritmi della natura, al mutevole corso del fiume, agli equilibri della roccia, ai rituali della vita dei pastori. Questi ritmi, però, si sono misteriosamente alterati e si riversano come una catena di favole nell'ultimo romanzo di Claudio Morandini, Le pietre (Exòrma edizioni).

Le pietre è un piccolo capolavoro di semplicità, una prova di narrativa genuina e diretta, di una grande storia costruita con materiali essenziali. Il romanzo di Claudio Morandini è una minuta collana le cui perle si sgranano rapide come le pietre che, una dopo l'altra, cadono dentro Villa Agnese. La prospettiva è straniata, non segue le angosce degli ignari Saponara, bensì lo sguardo distaccato e accomodante dei loro compaesani, consapevoli della natura che li circonda e, in qualche modo, depositari del suo mistero. Le pietre è una storia di montagna e di consapevolezza, che si legge con la curiosità di dipanare un mistero e che ricorda le atmosfere dei racconti di Dino Buzzati, dove il surreale, i fantasmi, gli elementi di una natura animata e con una volontà propria convivono con esistenze prosastiche, offrendo ad esse un colore di eccezionalità come solo i grandi racconti che toccano le corde più ancestrali dell'essere umano sanno fare.
C.M.Provate anche voi a stare affacciati alla finestra, come amava fare il buon Ettore Saponara: vi accorgerete che le pietre si muovono tutte, quelle più piccole praticamente rotolano avanti e indietro, mentre i macigni scivolano molto più lentamente, a fatica, ma li si vede, io li potrei vedere anche in questo momento, se avessi voglia di vederli e non avessi invece la nausea di tutte queste rocce del cavolo che ci sono entrate nella vita e non se ne sono più andate, va’ a sapere perché.
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