Caro Italo...

Caro Italo,

ti scrivo per farti sapere che hai fatto breccia.

Te lo diranno in tanti, ma grazie a te io e i miei studenti del terzo anno abbiamo condiviso due bellissime ore di conversazione. Ho domandato loro come definirebbero un classico, uno di quei romanzi di cui ti sei occupato con tanto entusiasmo. 
Quali sono le caratteristiche che dovrebbe avere un libro, un testo, un autore per potersi meritare questa etichetta?
Abbiamo fatto presto a capire che I promessi sposi sono un classico - ma era facile, perché Manzoni ci ha tenuti occupati tutto lo scorso anno scolastico; siamo arrivati a Dante, alla Bibbia, a Orgoglio e pregiudizio. Qualcuno ha ipotizzato che, per essere classici, libri e autori devono essere vecchi, ma presto un confine posto sugli anni '50 ha iniziato a starci stretto.
Un classico è un libro che tanti hanno letto - hanno detto alcuni; è un libro che ha significato qualcosa di importante per la società in cui è nato e che, per qualche motivo, continua ad essere attuale - è stato aggiunto.
«Ma Harry Potter, prof, si può definire un classico?» Il tempo ce lo dirà, ma abbiamo convenuto che la saga del maghetto ha del potenziale.
Dopo una prima ora così - che ci ha aiutati tutti a scaricare la tensione della verifica appena conclusa, ho chiesto di leggere le tue definizioni di classico e ci siamo dati tre giorni di tempo.
Sai una cosa, Italo? Appena sono entrata in classe, venerdì, mi sono piovute addosso parole cariche di entusiasmo e c'era ancora tanta voglia di parlare - non per evitare di andare avanti con la Vita nova, te lo assicuro.
Ad A. e G. è venuta voglia di leggere anche il resto del libro (anche se non conoscere ancora molti dei classici di cui parli può essere un ostacolo). A. ha anche detto - non te lo posso nascondere - che non sembravi neanche lo stesso che ha scritto Il barone rampante, romanzo a causa del quale era un tantino prevenuta. M. ha trovato nelle tue parole il suo pensiero, S. è rimasto colpito dalla considerazione che un classico letto in gioventù e riletto in età adulta possa apparire diverso e mi ha chiesto se accada davvero; ho confermato per esperienza. A. ha sottolineato la considerazione conclusiva, quella su Socrate che decide di imparare una nuova aria prima di morire, per il puro piacere di farlo e non perché sia utile. 
E abbiamo riflettuto sull'immenso piacere di leggere (anche se non tutti lo condividono), siamo tornati sulle letture estive - che per un mese qualcuno ha tentato di fingere che non fossero state assegnate. Ci siamo scambiati dei suggerimenti e ripromessi che avremmo tenuto d'occhio i possibili classici di domani, scrollandoci di dosso i pregiudizi sulla narrativa di questo o quel genere, sui casi letterari o sui romanzi per ragazzi - ché tanti prodotti di largo consumo di una volta oggi sono classici a pieno titolo.
 
Vedi, Italo, non ero mai riuscita a parlare così tanto di libri con i miei studenti. Non tanto in termini di tempo: abbiamo ritagliato anche nei due anni passati dei momenti di dibattito sulle letture comuni o personali. Ma stavolta, per la prima volta, tutti si sono sentiti coinvolti, hanno sentito il bisogno di intervenire, di risponderti, in un certo senso.
Magari dagli Antenati e da Marcovaldo (che già conoscono) arriveremo a Il sentiero dei nidi di ragno, alle Cosmicomiche e a Se una notte d'inverno un viaggiatore. Sicuramente leggeremo le tue pagine su Ariosto la prossima primavera.
O magari, invece, ci fermeremo qui. In ogni caso avremo condiviso, grazie a te, un momento educativo insostituibile. Spero che loro lo serbino nella memoria come farò io, che ci pensino fra tre, quattro, cinque, dieci, trent'anni, quando la scuola sarà ormai un'esperienza conclusa.

Grazie Italo, hai dimostrato (ma non ce n'era bisogno) di essere già un classico.

E buon centesimo compleanno.

(15 ottobre 1923 - 15 ottobre 2023)


C.M.

Commenti

  1. Come mi sarebbe piaciuto, da studente, aver avuto discussioni sulle letture fatte. Invece niente, la lettura vista come piacere non era in programma, a quanto pare. E sì che ho avuto buoni professori. Solo parevano aver dimenticato questa piccola questione.

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    1. Penso che anni fa, quando molti studenti (almeno al liceo) erano appassionati di lettura, non si sentisse il bisogno di confrontarsi sui libri: si dava per scontato che venissero letti, si assegnava la lettura obbligatoria e spesso finiva lì oppure si scriveva il classico tema di relazione. Oggi c'è, da parte di molti, la volontà di creare momenti di didattica alternativi, più rispettosi del bisogno di esprimersi degli studenti, ma a leggere (anche al liceo) sono ormai pochi.

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