Definire questo libro autobiografia è forse riduttivo, poiché l'autore stesso ricorda, nell'introduzione: «L'epoca offre le immagini e io vi aggiungo le didascalie e non narrerò tanto il destino di me solo, quanto quello di tutta una generazione, della nostra inconfondibile generazione, la quale forse più di ogni altra nel corso della storia è stata gravata di eventi». Il mondo di ieri è, quindi, una biografia collettiva, nella quale l'autore non è che uno dei protagonisti che in sé raccoglie le esperienze comuni a molti dei suoi contemporanei. Fra le sue pagine scorrono esperienze di ogni genere, da quelle fra i banchi di scuola a quelle della brillante vita culturale viennese, passando per i tumulti della guerra e le discriminazioni razziali: la vita personale e culturale di Stefan Zweig si intreccia alla Storia, recandone i segni devastanti, al punto che, con l'affermazione del regime hitleriano, egli è vittima di un'emarginazione civile sia in quanto autore ritenuto anti-tedesco (soprattutto dopo l'annessione dell'Austria al Reich) sia in quanto ebreo. Ecco, dunque, che alla sua esperienza di viaggiatore entusiasta (nel suo cuore si distingue l'affetto per Parigi) si accompagna fatalmente quella dell'esule, sicché il suo cosmopolitismo dichiarato si trova a fare i conti con l'amarezza della perdita delle radici.Il mio oggi è così differente dal mio ieri, le mie ascese e i miei crolli, che talvolta mi sembra di aver vissuto non una, ma molteplici esistenze totalmente staccate e diverse. [...] Fra il nostro oggi, il nostro ieri e il nostro altroieri tutti i ponti sono crollati.
In tutta la narrazione spiccano non solo le riflessioni culturali, filosofiche e letterarie di Zweig, ma i dati che ricostruiscono la sua carriera, dagli esordi con un libricino che arriva fin nelle mani di Rainer Maria Rilke, passando per le numerose traduzione, i romanzi e le opere teatrali. Eppure non sono i libri i più grandi interlocutori di Zweig, i coprotagonisti de Il mondo di ieri: l'esperienza descritta con maggior intensità è quella delle amicizie, dei contatti con i grandi personaggi del suo tempo, degli incontri che lasciano noi persone comuni a bocca aperta, come di fronte ad un'enorme piazza in cui si incontrino James Joyce, Auguste Rodin, Hugo Von Homannsthal, Richard Strauss, Luigi Pirandello e molti altri protagonisti della storia e della cultura a cavallo fra i due secoli.
Lì, come sempre in Francia, compresi quanta energia una letteratura rivolta veramente alla verità possa restituire al suo popolo, giacché, prima di averlo veduto con gli occhi, tutto di Parigi mi era in fondo familiare già attraverso l’arte dei poeti, dei romanzieri, degli storici e dei cronisti del costume. L’incontro fece rivivere quelle immagini, la visione fisica non fu che un riconoscere, costituì il piacere di quella greca anagnosis che Aristotele esalta come il più grande e il più misterioso fra i godimenti artistici. Tuttavia non si può conoscere un popolo o una città nella sua ultima essenza più riposta attraverso i suoi libri e neppure con la visita più accurata, ma soltanto sempre per il tramite dei suoi personaggi migliori. Soltanto l’amicizia con i vivi ci permette di intuire i veri rapporti fra popolo e paese; ogni osservazione dall’esterno rimane un’immagine prematura e inesatta.
Max Klinger, Opera VI - Luogo
Mai ho tanto amato la nostra vecchia terra come in quegli ultimi anni prima della guerra, mai ho tanto sperato nell’Europa, mai ho tanto creduto nel suo futuro come in quegli anni in cui ci sembrava di assistere a una nuova aurora. Era invece già l’igneo riflesso dell’enorme incendio che s’avvicinava.
E che ne sapevano del resto della guerra le masse nel 1914, dopo quasi mezzo secolo di pace? Non la conoscevano, non ci avevano quasi mai pensato. Appartenevano alla leggenda e la lontananza l’aveva resa eroica e romantica. […] Una rapida corsa nel romanticismo, un’avventura impetuosa e virile, ecco come si presentava la guerra nel 1914 all’immaginazione dell’uomo semplice. […] La generazione del 1939 invece conosceva la guerra. Non si illudeva più, sapeva ch essa non era romantica, ma barbara. Sapeva che sarebbe durata anni e anni, rubando un insostituibile brano di vita.
Stefan Zweig (1881-1942) |
C.M.Se non si ha la propria terra sotto i piedi - anche questo però deve essere sperimentato per essere compreso - ci si tiene meno diritti, si perde sicurezza, si diventa diffidenti verso se stessi. Non esito a confessare che dal giorno in cui dovetti vivere con documenti o con passaporti effettivamente stranieri non mi sono più sentito completamente legato a me stesso. È rimasta per sempre distrutta una parte della mia naturale identità con il mio io originario. Sono divenuto molto più riservato di quanto sia nella mia indole; io, il cosmopolita di un giorno, ho oggi incessantemente l’impressione di dover render grazie per ogni boccata d’aria che respirando tolgo a un altro popolo. Si capisce che a mente lucida riconosco l’assurdità di simili fisime, ma quando mai la ragione può qualcosa contro un sentimento istintivo? Poco mi è servito avere educato per quasi mezzo secolo il mio cuore a battere da cosmopolita, da citoyen du monde: il giorno in cui perdetti il mio passaporto, scopersi a cinquantott’anni che perdendo la patria si perde ben più che un circoscritto pezzo di terra.
Un'analisi molto bella, direi impeccabile. La scelta dell'ultimo estratto non poteva essere più indovinata :-)
RispondiEliminaGrazie, Alessandra! Il libro mi ha colpita al cuore e questo passo mi è sembrato davvero struggente...
EliminaQuesto è un titolo che ho adocchiato da qualche tempo *__* Sarebbe il mio primo Zweig, nel caso!
RispondiEliminaDirei che con la tua analisi ho un motivo in più per decidermi!
Se è riuscito a catturarmi con un testo biografico, non oso immaginare con la narrazione! :)
EliminaSono contentissima che ti sia piaciuto Cristina! E' un libro che ti entra nel cuore subito,e dopo averlo finito,rimani commosa,ed è difficile staccarsene,come è difficile staccarsi dai ricordi di un bel viaggio.
RispondiEliminaGrazie per la citazione cara!
È proprio così: questo libro dà veramente l'idea di un viaggio, sia nel tempo che nello spazio. Posso solo immaginare il tuo entusiasmo per le pagine parigine! :)
EliminaAaaaaaah,mi conosci proprio bene ;-)
EliminaSo che sei una Parigina mancata! ;)
Eliminaho letto Sovvertimento dei sensi, dello stesso Autore, con frasi e pensieri indimenticabili. Degno di stare accanto a T.Mann e Freud nell'odioso rogo dei grandi Autori
RispondiEliminaContinuerò la lettura di questo autore e dei suoi capolavori: terrò presenta anche questo tuo suggerimento.
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