Solo pochi giorni fa ricordavo la mia difficoltà nella lettura dei racconti sciolti e della narrazione breve ed essenziale in genere. Purtroppo, nel recensire La leggenda del santo bevitore di Joseph Roth (1894-1939), mi devo ripetere: anche in questo libricino, della cui brevità ho approfittato per accostarmi ad un autore che ancora non conoscevo, ho trovato l'amarezza di una narrativa che, pur sciolta e di valore molto alto, nonché ricca di spunti di riflessione sociale e storica, si spegne non appena inizia a girare.

Questo racconto, pubblicato lo stesso anno della morte dell'autore, è fortemente autobiografico: nel clima spersonalizzato di una grande città come tante negli anni dell'ascesa dei totalitarismi e della società di massa, Andreas è un uomo vittima del vizio, dell'indifferenza e della debolezza, che cerca una forma di sollievo nell'alienazione, nella perdita di coscienza e di quella consapevolezza che gli fa apparire persino Karoline, un tempo tanto bella e amata, come un segno del passare del tempo e della decadenza, ma è anche una sorta di prefigurazione del destino di Roth, anch'egli affetto dal vizio dall'alcolismo e destinato ad una morte in solitudine e del tutto diversa da quella serena che egli fa vivere al suo personaggio.
Ancora una volta un racconto interessante, intenso, ma, per i miei gusti narrativi, troppo breve. La lettura scorre veloce, senza risultare né moralista né semplicista, ma, anzi, evidenziando bene il pensiero di Andreas e l'inconsistenza del mondo che lo circonda, in cui persino l'unica presenza di buon cuore sembra più una personificazione di una fugace sorte che sorride che un reale interlocutore. Eppure il tutto si esaurisce con la rapidità con cui il racconto entra nel vivo, lasciandoci il dubbio su chi sia davvero questo Andreas, che cosa avrebbe potuto raccontarci. Sono quasi certa che questa sospensione sia programmatica e che, nelle intenzioni di Joseph Roth, volesse evidenziare proprio l'incomunicabilità e l'isolamento di tante persone come lui. Spero vivamente di poter apprezzare, in un prossimo futuro, anche i romanzi di questo autore, definito il pittore della decadenza dell'Impero asburgico.
C.M.
Ce l'ho anche io ma non apprezzando molto i racconti tendo sempre a rinviarne la lettura! XD
RispondiEliminaAllora abbiamo un "difetto" in comune! ;)
EliminaLa descrizione del libro proprio per il tema del vizio, o più correttamente dipendenza, mi ha incuriosito, ne prendo nota. Potrebbe essere che l'autore lasci al lettore le proprie riflessioni, oppure, visto che accenni al suo ultimo libro prima di morire, che non sia stato del tutto rielaborato.
RispondiEliminaMolti racconti brevi hanno proprio questo "non finito" in comune: può essere che anche qui l'autore abbia interrotto prima del previsto, o magari quello della sospensione è un effetto voluto... chissà!
EliminaNon conosco Roth, non ho ancora avuto modo di avvicinarmi a lui. Però con questo tuo commento mi hai incuriosita. E poi, a differenza tua, io amo i racconti brevi perché mi permettono di scoprire nuovi autori senza dover leggere romanzi troppo impegnativi....
RispondiEliminaAllora immagino che lo apprezzeresti molto! Io ho sempre ammesso che adoro i romanzi belli corposi, che mi danno modo di conoscere le sfumature dei personaggi e di entrare nei luoghi in cui sono ambientati... questo è, quindi, un libro che devia dai miei sentieri abituali, ma è certamente ben scritto e piacevole!
EliminaIo sono una tipa da "romanzo-corposo" quando conosco già un autore, altrimenti cerco di mantenermi su racconti o romanzi brevi...Preferisco andare sul sicuro!
EliminaOttima idea per non rischiare!
EliminaSicuramente può essere un approccio a quelli che sono i grandi capolavori,come " La Cripta dei Cappuccini " o " La Marcia di Radetzy ",penso che sia lì il vero Roth,come lo scrittore del " finis Austriae ".
RispondiEliminaL'aura di Roth alegga sui miei scaffali (senza essersi mai depositata, all'infuori di questo breve racconto) dai tempi del liceo, quando di Finis Austrae mi parlò per la prima volta il mio insegnante di arte... penso proprio che, quando avrò smaltito un po'di testi in attesa, cercherò La marcia di Radetzky!
EliminaL'ho letto un po' di tempo fa ma ne conservo un bel ricordo, tanto da averlo consigliato. Credo che la brevità della storia sia essenziale, se si fosse dilungato, come del vino allungato con dell'acqua, avrebbe perso intensità e interesse.
RispondiEliminaL'hai letto La cripta dei cappuccini? Me ne hanno parlato benissimo...
Bella l'associazione col vino annacquato! Non ho mai letto i romanzi di Roth, ma ho sentito parlare anch'io molto bene de La cripta dei cappuccini e de La marcia di Radetzky: sicuramente entreranno nella mia lista di acquisti!
EliminaIo l'ho già a casa La cripta dei cappuccini che mi guarda in tralice dall'alto dello scaffale perché ancora non l'ho letto... Mi deciderò, prima o poi a leggerlo?!?! Adesso però sto leggendo un romanzo di Modiano, avevo voglia di scoprire questo autore...
EliminaLa domanda che tutti ci poniamo quando ci accorgiamo di essere assediati da libri che attendono di essere letti! ;)
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