Negli ultimi anni il cinema biografico ha ampiamente indagato le vite dei grani artisti: in pochi anni si sono susseguiti film dedicati a William Turner, a Frida Kahlo, a Pablo Picasso e, recentemente, a Claude Monet, solo per citarne alcuni fra i più noti. Grazie ad un film ho conosciuto la figura di Margaret Keane, alla quale si è dedicato Tim Burton, non senza introdurre un po'del suo carattere visionario in una pellicola essenzialmente biografica.

Big Eyes è un film molto piacevole e scorrevole, apprezzabile anche per chi non conosca la realtà che si nasconde dietro la ricostruzione cinematografica. La pellicola ha inoltre il merito di far luce su un problema ancora molto attuale, cioè quello della difficoltà di affermazione dell'arte prodotta dalle donne, che spesso non ottengono la giusta visibilità o, semplicemente, non sono valorizzate come i colleghi maschi. Si tratta di una triste considerazione che è comune anche al mondo letterario, altro settore in cui le autrici stentano ad avere un riconoscimento che esuli dal loro essere donne (al punto che esiste la terribile etichetta di letteratura femminile o, peggio, di letteratura al femminile). Quella di Margaret Keane è la storia di una donna che è stata relegata nell'ombra da un uomo dalla personalità troppo invadente, dalle minacce o dal suo stesso senso di colpa o dalla convinzione indotta della propria inferiorità, e che con grande fatica o, addirittura, affrontando il rischio di conseguenze legali, ha cercato di affermare se stessa, riuscendoci. La sua è una storia che senza dubbio riflette quella di molte donne che non hanno espresso o non riescono tuttora ad esprimere la loro volontà e le loro aspirazioni.
A caricare questa interpretazione concorrono le performance di Christoph Waltz, perfetto nel ruolo del mellifluo Walter Keane, e di Amy Adams, che si rivela sempre più versatile, continuando la scalata iniziata con il film Disney Come d'incanto e impennatasi con American Hustle; l'attrice, ora candidata al Premio Oscar che insegue da anni per il suo ruolo in Arrival, ha conseguito per l'interpretazione di Margaret Keane il Golden Globe nel 2015 come miglior attrice in un film commedia o musicale.
Un'ulteriore nota di merito per Big Eyes è dovuta all'uso dei colori che un po'fanno avvertire il tocco fantasioso di Tim Burton, specialmente nello spazio dato alle tele della Keane e alla loro esposizione nello studio domestico della pittrice, un po'fanno rivivere le atmosfere degli anni '50 e '60. Il film si colora così di un tono favolistico che, però, è non maschera, anzi accentua l'amara situazione che Margaret deve superare per veder riconosciuto il proprio valore e il proprio diritto di firmare le sue tele e di sottrarsi al controllo del marito.
C.M.
C.M.
Questo film mi ha diviso. Da una parte, come te, mi ha fatto conoscere e apprezzare un'artista come questa donna rimasta per tanti anni nell'ombra, dall'altra mi ha fatto indignare proprio per l'atteggiamento della protagonista, che in anni di discriminazione femminile non riesce per buona parte della sua vita a fronteggiare l'invadenza di Keane.
RispondiEliminaCogli il lato significativo di questa vicenda, il difficile affermarsi delle donne nell'arte e nella Letteratura, oltre che nella Storia, che costringe ad andare a cercare, per poi scoprire tanti grandi talenti rimasti nel silenzio.
L'aspetto che più mi ha irritata è stato proprio la totale arrendevolezza di Margaret (resa benissimo dalla Adams, che ha una mimica a mio avviso molto particolare), comportamento che nel tempo molte donne hanno acquisito senza potersi opporre e che, di conseguenza, ha soffocato anche i loro talenti. Purtroppo anche oggi questa passività e questo spirito di accettazione sono ritenuti da diverse persone (maschi e femmine) requisiti importanti per una moglie e coloro che cercano di diventare padrone di sé e della propria dignità subiscono conseguenze che vanno dai giudizi pesanti alle intimidazioni.
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