Macchine come me - Ian McEwan

Si intitola Macchine come me l'ultimo romanzo scritto da Ian McEwan e pubblicato in Italia, come i precedenti, da Einaudi. Un libro che, sulla carta, ha tutto quello che serve per risultare intrigante e appassionante, ma che non costituisce certo il miglior lavoro dello scrittore inglese, che, anzi, a tratti non si fa riconoscere.
Quanto è radicata una personalità? Un sistema etico perfetto in teoria dovrebbe viaggiare libero da qualsiasi inclinazione caratteriale. Ma era poi in grado di farlo davvero? Confinato all’interno di un disco rigido, un software morale si riduceva di fatto all’equivalente asciutto dell’esperimento mentale del cervello-in-vasca, che un tempo affollava i manuali di filosofia. Mentre un androide doveva per forza scendere in mezzo a noi creature imperfette, cadute, e sforzarsi di entrare in sintonia. Sporcarsi le mani assemblate nell’ambiente sterile del laboratorio. Esistere nella dimensione morale dell’uomo voleva dire possedere un corpo, una voce, un modello di comportamento, avere memoria e desideri, fare esperienza del reale e provare dolore.

Il grande tema del romanzo è ormai un classico fin dai tempi di Isaac Asimov: l'intelligenza artificiale. I protagonisti del romanzo sono Charlie, un giovane londinese senza chiari obiettivi che affida il proprio sostentamento agli investimenti in borsa attraverso la rete, e Adam, uno dei pochi androidi appena immessi in commercio (Eve è la sua controparte femminile, in un evidente richiamo al mito biblico), che Charlie riesce a procurarsi. Siamo all'inizio degli anni '80, in un passato riletto e reinterpretato, nel quale il Regno Unito ha perso la Guerra delle Falkland e il governo Tatcher risente delle conseguenti polemiche, mentre moti socialisti e tensioni si accumulano e i Beatles ancora si esibiscono, in una società già ipertecnologica, che deve principalmente ad Alan Turing, ancora vivo e in piena attività, i suoi enormi successi. Lo scenario è, dunque, quello di un passato trasformato in fantascienza, nel quale ingegneri e programmatori non solo hanno sviluppato una rete internet efficiente ma i robot presentano già caratteristiche anatomiche fortemente mimetiche dell'essere umano. Adam si dimostra tanto simile all'essere umano da innamorarsi di Miranda, la giovane donna con cui Charlie intrattiene una relazione sessuale, in attesa di poterle dichiarare i propri sentimenti senza metterla sotto pressione. I due diventano quasi i genitori di Adam, che trascorre ogni momento della propria vita con l'uno o con l'altro, contribuisce alle attività domestiche, guida gli investimenti di Charlie sfruttando il calcolo delle probabilità e diventa il confidente di Miranda quando emergono pesanti ombre relative al suo passato, proprio mentre la sua relazione con Charlie diventa più seria. Con il tempo, però, Adam, che, grazie ai propri database, è costantemente alla scoperta di informazioni sugli esseri umani e sulle loro conquiste in ogni campo, soprattutto nella letteratura, inizia a sviluppare una personalità autonoma, indipendente dalle impostazioni scelte da Charlie e Miranda. L'androide esamina tutte le contraddizioni insite nell'essere umano, la facilità con cui mente, le ambiguità che nascono nei rapporti, i dilemmi etici connessi al libero arbitrio e, inoltre, inizia a sottrarsi al controllo di Adam, impedendogli di accedere al suo pulsante di spegnimento.
La prospettiva da cui Ian McEwan guarda alla questione dell'intelligenza artificiale è molto interessante e conferisce alla storia di Charlie e Miranda sfaccettature e risvolti che fanno emergere duplicità, dilemmi, paradossi e sconvolgimenti, tratti caratteristici e affascinanti della narrativa dell'autore. Se, infatti, Asimov, con le sue famose leggi della robotica, ha attribuito ai replicanti l'impossibilità di danneggiare gli esseri umani, Adam riconosce l'assolutezza dei principi di giustizia e verità e si muove per poter farli trionfare, nella certezza che questo migliorerà le relazioni, sottraendole alle manipolazioni, alle menzogne, ai compromessi e alle menzogne, anche se questo può causare problemi ai suoi proprietari. Adam, insomma, intraprende un percorso tutto suo, che, anziché renderlo più simile all'essere umano, lo allontana dall'imperfezione di quest'ultimo e lo conduce nel cuore di un dilemma etico al quale molti suoi simili non sopravvivono. Ian McEwan ha dedicato grande attenzione a questo aspetto del racconto e ne ha parlato diffusamente con Marcello Fois all'ultimo Festivaletteratura.
Quello che non funziona nel romanzo, ma che non per questo lo fa precipitare nella negatività, è proprio la forzatura del contesto, un aspetto che, solitamente, McEwan gestisce molto bene, come tutti gli altri. Gli anni '80, così trasformati, sono esposti a contraddizioni ed esagerazioni, prima fra tutte la rapidità del progresso, con l'elevatissimo grado di tecnologia del mondo in cui Charlie e Adam agiscono; le parentesi politico-sociali e i relativi diverbi tra Charlie e Miranda ma anche il modo in cui si parla dell'avanzamento informatico appaiono gratuiti, non necessari, fuorvianti e didascalici. La vicenda di Macchine come me avrebbe potuto svilupparsi ai giorni nostri, così da evitare questi sfoghi immaginifici e con la possibilità di risultare, magari, più attuale, stringente e stimolante.
I romanzi si sviluppano utilizzando tensione, inganni, violenza, ma anche momenti d’amore e perfette risoluzioni formali. Ma quando il connubio tra uomini, donne e macchine sarà completo, questo genere di letteratura diventerà obsoleto perché allora ci comprenderemo troppo bene. Abiteremo una comunità di intelligenze a cui avremo accesso immediato. La connessone avrà raggiunto livelli tali che i grumi isolati di soggettività si dissolveranno in un oceano di pensieri, di cui internet, per come lo conosciamo, non è che la rudimentale anticipazione. Arrivando a dimorare nella mente gli uni degli altri, perderemo la capacità di mentire.
C.M.

Commenti