Le vite dell'Altipiano - Mario Rigoni Stern

La montagna è luogo di estremi, di profondo contatto con la natura che si fa ora armonia paradisiaca, ora lotta per la sopravvivenza. Ad essa, o, per essere più precisi, all'Altipiano dei Sette Comuni e ai suoi confini, Mario Rigoni Stern ha dedicato numerosi racconti, riuniti da Einaudi nel volume Le vite dell'Altipiano.
Suddiviso in tre sezioni, Storie naturali, Storie di animali e Storie dell'Altipiano, il libro si fa collettore delle esperienze dell'autore a contatto con gli alberi, il sottobosco, gli uccelli, le volpi, i caprioli, le lepri, i cacciatori, gli allevatori, i casari, i taglialegna, in una sorta di epica del bosco e del paese di montagna.
 
Giovanni Segantini, Il ritorno dal bosco (1890)

È certo che nei millenni trascorsi gli uomini sapevano osservare e prevedere; nel cielo leggevano le vie del mare e determinavano la posizione dei vascelli; interpretavano grazie alle stelle i tempi delle transumanze, delle semine e dei raccolti, che poi Ovidio e Virgilio riportano in poesia. Nelle costellazioni si fissarono i miti greci e romani degli dèi, degli eroi, delle grandi storie d'amore.

Un po'prontuario per il coltivatore di un brolo confinante con i boschi, un po'diario di battute di caccia, Le vite dell'Altipiano oscilla fra momenti di ampia descrizione di piante, animali e attività umane e vere e proprie storie associate a questi, in un continuo intreccio fra le componenti del bioma prealpino, alla scoperta di tradizioni, usanze, credenze popolari, rituali dell'anno, scandito dalle fasi di germinazione della flora e di ripopolamento della fauna. E poi c'è la guerra, l'elemento che ha sconvolto le vite dell'Altipiano più di qualsiasi malattia del bosco o moria di animali: il primo conflitto mondiale non solo ha profondamente alterato i paesaggi e distrutto flora e fauna, ma ha anche costretto le comunità a lasciare i luoghi natii, a ricostruirli completamente al termine del bombardamento, a bonificare boschi, pascoli e anfratti dai residui esplosivi e a trasformare gavette, pale e altri strumenti portati dai soldati italiani e austro-ungarici in strumenti al servizio della vita quotidiana.
 
Fra le pagine dei centocinque testi qui raccolti, Mario Rigoni Stern crea una piccola epopea del montanaro, celebrandone il carattere, la capacità di adattarsi e di resistere, la tenacia, lo spirito di sacrificio. I protagonisti della raccolta narrativa, a partire dallo stesso autore, conoscono la natura, i suoi ritmi, i pericoli cui è esposta e che può rappresentare, le risorse che può offrire, i momenti adatte per cogliere ciascuna di esse e per astenersi dal farlo. Il risultato è la storia di un delicato equilibrio, alla ricerca del giusto compromesso fra la necessità di soddisfazione dei bisogni umani e il respiro di cui necessita l'ambiente.
Impegnativi da leggere in continuità, più godibili se centellinati, questi racconti sono ricchi come un lungo soggiorno fra boschi e pendii, di passaggio fra una malga e una stua: il lettore ne può ricavare curiosità, insegnamenti, spunti di riflessione che lo porteranno a conoscere meglio lo spazio montano e i suoi ritmi, imparando, innanzitutto, che la neve cambia nome a seconda della sua consistenza e del periodo in cui cade: brüsklan, sneea, haapar, haarnust, swalbalasneea, kuksneea, bàchtalasneea...

Non sono uno storico che ricerca nei manoscritti antichi o nei documenti degli archivi; mi accontento di essere un narratore che segue qualche traccia della sua terra; ogni tanto mi arriva con la posta una lettera o un plico, o trovo un libro che mi richiama l'origine della gente che vive su questo altipiano e che veniva detta «cimbra».

C.M.

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