Marco Balzano, come spiega nella nota di chiusura, ha voluto raccontare una storia di madri e di figli, partendo dall'idea di concentrarsi su una di quelle numerosissime migranti che entrano nelle case degli Italiani per occuparsi dei più fragili e che incorrono nel Mal d'Italia (una vera e propria patologia riconosciuta dai medici esteuropei), per arrivare, grazie ad un viaggio in Romania e all'incontro con le comunità dei ragazzi left behind, ad ampliare lo sguardo all'intera famiglia di Daniela, a ciò che queste donne si lasciano alle spalle, che è poi il motivo per cui fanno la sofferta scelta dell'emigrazione.
Lo scrittore milanese ha saputo ancora una volta dare voce a delle figure poco note: come Trina, anonima ragazza oscurata dalla dittatura prima e dalle esigenze del progresso poi, riguadagnava la sua dignità affermandosi su una Storia che non le avrebbe lasciato spazio, così Daniela e i suoi figli ottengono spazio, affermando il proprio vissuto e obbligandoci a considerare tutto quello che spesso non viene considerato e che, di conseguenza, potremmo ritenere un non problema, una non realtà. Il prodigio di Resto qui, che è poi quello della Letteratura, si è compito anche con Quando tornerò.
C.M.La inseguivo pregandola di smettere di farneticare, ma lei andava avanti imperterrita a dire qualsiasi cosa le passasse per la mente. Allora l'ho afferrata per un braccio, le ho appoggiato la mano sul viso e l'ho portata sulla soglia della camera. Manuel dormiva con la radio accesa, L'ho spenta mentre lei è andata ad accostare le persiane. Fuori il cielo era rosa e le nuvole lunghe e striate, sulla strada di ghiaia due cani si rincorrevano. Volevo dirle che mi sembrava malata e che doveva curarsi i nervi, ma non ce l'ho fatta.
- Preparo a cena? - mi ha chiesto.
- Come vuoi.
- Ti cucino un'omelette?
- Solo se mangi anche tu.
In frigo c'era una bottiglia di vino bianco. Mentre lei rompeva le uova nella scondella l'ho aperta e ho versato il primo bicchiere per lei. Mamma l'ha bevuto d'un fiato e se n'è riempito subito un altro.
A un certo punto ha smesso di masticare e guardando il vuoto ha detto: - Forse è giusto così.
Mi sono fermata a guardarla: - Sai una cosa? Una volta Radu mi ha detto: se non capisci tua madre è perché lei ti ha permesso di diventare una donna diversa.
Sto cominciando seriamente a pensare che non ci sia altro modo di narrare se non in prima persona.
RispondiEliminaDi Balzano ho sempre avuto dinanzi Io resto qui, che a quanto leggo ti è piaciuto molto. Mi piaceva in particolare quella copertina così evocativa, però non l'ho mai letto.
Ti consiglio vivamente Resto qui, credo che tu lo possa davvero apprezzare e amare. Nella narrazione io apprezzo molto anche la terza, ma tutto dipende dal soggetto e dalla scelta di quello che si vuole mettere in luce. Per entrambi i romanzi di Balzano che ho letto la prima persona era l'unica scelta possibile.
EliminaPenso che lo metterò in wishlist. Viene toccato un tema importante al quale ben poco si dà il giusto spazio: quello delle donne che dall'Est Europa arrivano in Italia sacrificando la propria vita e la propria famiglia per lavorare come badanti. Quanto grande può essere il dolore che porta queste madri, mogli, figlie, a lasciare tutto per poter rendere dignitosa la vita di chi è rimasto al loro paese di origine? Spesso me lo chiedo... E mi prende una morsa al cuore.
RispondiEliminaÈ un romanzo che rende immediata l'operazione del calarsi nei panni altrui, così da considerare anche quello a cui non avremmo mai dato attenzione o a cui non ne avremmo concessa abbastanza. Al termine della lettura si resta quasi spiazzati, forse ci si sente anche un po'in colpa a non avere immaginato prima quello che l'autore racconta.
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