Uno strumento utile per colmare questa comprensibile carenza è la preziosa raccolta Miti romani. Il racconto (Einaudi 2010), scritto da Licia Ferro e Maria Monteleone. Il testo si presenta come una sorta di romanzo, per la scelta delle autrici di presentare le storie selezionate nelle forme del racconto odierno, ma si basa su un ricco e solido apparato testuale, fornito nelle note conclusive, che rende conto anche delle versioni differenti di uno stesso racconto.
Il motivo di questa fusione e la differenza rispetto al sistema dei mythoi greci è oggetto della prefazione di Maurizio Bettini, il quale riflette sul termine più opportuno per definire una manifestazione tradizionale che, se ricondotta all'etichetta ellenica, non sarebbe del tutto pertinente. C'è, infatti, nel mito romano, una forte evidenza che lega anche il più circoscritto dei riti, la più lontana tradizione ad una narrazione che sarebbe improprio definire mythos. I miti dei Romani, che lo studioso ci suggerisce di chiamare cautamente fabulae, hanno una similarità con quel patrimonio di evidenze che nelle culture oceaniche studiate da Bronislaw Malinowski si definisce lili'u.
<I racconti che i Romani definivano "fabulae"> sono spesso poco credibili ma, nello stesso tempo, dotati di un notevole valore per la città e i suoi abitanti. Sono inverosimili ma affascinanti, storie sulla cui autenticità nessun intellettuale scommetterebbe ma di cui l'intera comunità (compresi gli intellettuali) potrebbe difficilmente fare a meno. [...] Si tratta di storie la cui autenticità e rilevanza è, in definitiva, autoreferenziale; e solo la potenza delle istituzioni che su di esse si fondano può cercare caparbiamente di ancorarle alla "storia" o almeno alla verosimiglianza, al "non si può escludere che". [...] Sono "lili'u" non solo quei racconti che appartengono tradizionalmente al serbatoio di storie che l'indigeno conosce come tali; ma anche quei raconti di cui è possibile mostrare in qualche modo i "segni", una rete di corrispondenze con "luoghi" che la tradizione indica come riferibili a personaggi o eventi che fanno parte del "lili'u". In altre parole, il "lili'u" (soprannaturale "vero") si distingue dal "sasopa" (soprannaturale "falso") in base al semplice fatto che uno è soprannaturale "nostro", l'altro non lo è.
C.M.
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