I patrioti - Sana Krasikov

Avevo bisogno dell'estate e dei suoi tempi dilatati per potermi concentrare su un romanzo che mi ha catturata fin dalla sua pubblicazione, risalente al novembre 2022. I patrioti di Sana Krasikov (Fazi editore, traduzione di Velia Februari) si è subito imposto alla mia attenzione per la promessa di una storia di forti passioni nel contesto dell'Unione sovietica e ha pienamente soddisfatto le mie aspettative. L'autrice, di origini ucraine ma da tempo residente negli Stati Uniti, affronta un racconto di disillusione che si muove lungo due piani temporali e geografici, seguendo le vicende di tre personaggi (una madre, il figlio e il nipote) dagli anni '30 al 2008.
 

Il filo conduttore della storia è il personaggio di Julian, nato nell'Unione sovietica ma trasferitosi negli Stati Uniti per la profonda delusione e l'insofferenza verso i limiti e il peso del regime nella vita quotidiana; in occasione del suo rientro in Russia per affari, cerca di convincere il figlio Lenny, che vive a Mosca da anni, a tornare in America, sottolineando le insidie e le ingiustizie che sono radicate nel Paese anche nell'era di Putin. Durante il suo soggiorno in Russia, però, Julian intende anche ricostruire il passato della propria famiglia, che gli sembra finalmente accessibile grazie alla desecretazione del registro del KGB relativo a sua madre, Florence Fein, arrestata nel 1949 e reclusa nei campi di lavoro. Nonostante la donna sia morta da tempo, Julian non ha mai potuto far luce su alcuni aspetti delle accuse mosse contro di lei, sulla sorte di suo padre, incarcerato sette mesi prima di Florence, sugli anni della prigionia della donna, durante i quali lui è cresciuto in un istituto statale per orfani, e sui motivi del suo rilascio. Così, a intervallare le sezioni del racconto affidate a Julian (l'unico narratore in prima persona), intervengono le ampie sequenze della storia di Florence, che iniziano con la sconvolgente decisione della ragazza di lasciare Brooklyn per inseguire il sogno egalitario del socialismo e, insieme, una travolgente passione, e terminano con gli anni successivi alla scarcerazione, trascorsi accanto al figlio e ai nipoti. Americana piena di aspettative, fiera della propria indipendenza e delle proprie idee, Florence si lascia abbagliare da un modello economico-sociale completamente diverso da quello dell'ambiente in cui è cresciuta, al punto da non vedere il disagio che la coglie non appena si mette alla ricerca di un alloggio e da non sentire tutti gli avvertimenti che fin dall'inizio le vengono rivolti. Incapace di leggere i segnali di pericolo che si susseguono nelle sue giornate o non disposta a farlo a causa del suo orgoglio, Florence rimane impassibile di fronte ai licenziamenti che subisce, alla discriminazione verso gli Americani (che, pure, come lei servono al sistema) e alla comunità ebraica a cui appartiene, alle misure di limitazione delle libertà fondamentali, che si fa sempre più soffocante. Qualcosa inizia a cambiare quando la giovane donna si vede requisire il passaporto americano e si ritrova cittadina sovietica, senza più alcuna tutela da parte delle istituzioni degli Stati Uniti, eppure Florence finisce per adattarsi al terribile gioco degli interrogatori, inventando più o meno intenzionalmente delle verità da fornire agli inquirenti nel tentativo di salvare se stessa e la propria famiglia.
Storia di forti passioni e di profondi conflitti, I patrioti risulta coinvolgente e capace di suscitare forti emozioni nel lettore, che si sente ora portato a incoraggiare una giovane idealista, ora allibito dalla coerenza con cui Florence si adatta ad un sistema violento, contro il quale non si schiera mai apertamente e che, anzi, finisce per favorire. Attraverso la descrizione del lavoro e della quotidianità familiare della protagonista, emergono le brutture di un totalitarismo i cui tratti per lungo tempo sono stati ignorati e coperti dalla propaganda roboante dell'URSS, ma anche l'inattività di quei Paesi che, pur contrapponendosi al mondo sovietico, non hanno insistito per difendere e riscattare i loro cittadini entro l'Unione e li hanno trattati come dei traditori. Florence Fein attrae il lettore nelle contraddizioni di un sogno politico che in pochissimo tempo si rivela un incubo, obbligandolo ad assistere alla degradazione dell'accettazione attuata per la sopravvivenza: Florence capisce ben presto che, se la polizia esige da lei una confessione per smascherare dissidenti e complotti, non potrà soddisfarla con tiepide affermazioni né con ammissioni di ignoranza e anche dopo la reclusione non abbandona l'istinto che la spinge a collaborare con tutte le sue forze, pur di salvarsi, pur di continuare a sperare di rivedere suo figlio. Al tempo stesso ci avviciniamo a Julian, al suo astio nei confronti di una Russia che non gli appare ancora abbastanza lontana dal mondo sovietico che ha conosciuto da giovane, ancora disposta a lasciare il controllo ai potenti che operano con l'intimidazione e mezzi di stampo mafioso. Ma soprattutto il lettore indagherà con Julian i motivi dell'atteggiamento della madre, alla quale non è mai riuscito a strappare un'ammissione di errore, una condanna nei confronti del regime che ha distrutto la loro famiglia.
I patrioti è dunque un romanzo complesso, articolato, in cui nulla è come appare, in cui le parole e le azioni si prestano ad essere lette con la stessa ambiguità con cui opera il regime che determina l'esistenza dei protagonisti. Se proprio dovessi trovare un difetto in questo libro, sarebbe l'assenza di note, specialmente quelle riguardanti alcune espressioni russe e nelle sequenze strettamente finanziarie che intervengono nelle vicende di Julian e Lenny e i cui retroscena appaiono talvolta poco chiari (soprattutto perché le relative sezioni sono spezzate dagli inserti su Florence e si tende quindi a perdere il filo). Con un po'di pazienza e prediligendo il disegno generale al particolarismo di alcuni dialoghi, si riesce comunque a godere della fenomenale costruzione narrativa di cui dà prova Sana Krasikov, un'autrice che mi ha colpita anche la sua prosa ricca, distesa ed elegante.

Fino all'ultimo si era rifiutata di soddisfare la mia curiosità, sfidandomi con i suoi silenzi, le sue dissimulazioni, le sue elisioni. Non sul suo passato nei campi, di per sé. Mi guardavo dall'insistere sulla sua discesa agli inferi, rispettando il suo mutismo in merito. No, il silenzio di cui la biasimavo era di altro genere. Quello che non riuscivo a tollerare era la sua riluttanza a condannare il sistema stesso che aveva distrutto la nostra famiglia. Il suo rifiuto di contestare il male che mi aveva privato di un padre e mi aveva lasciato senza l'amore di una madre negli anni in cui un bambino ne ha più bisogno.

C.M.

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