Segnalibri #11

L'appuntamento di oggi con le mini-recensioni dei Segnalibri serve ad appuntare alcune riflessioni su due romanzi che non mi hanno colpita, ma che potrebbero cogliere l'interesse di lettori meno esigenti o semplicemente interessati a due letture leggere, senza pretese. Li ho scelti attratta da presentazioni che li facevano apparire più ricchi di avvenimenti rispetto a quello che poi si è rivelato, trascinata da un abile uso della comunicazione di copertina. Non sono però stati tempo perso: nelle giornate calde e pigre come quelle che sto attraversando, le loro trame semplici e i capitoli brevi hanno reso, se non appassionanti, almeno gradevoli queste esperienze di lettura.


Il primo segnalibro riguarda Due settimane in settembre di Robert Cedric Sherriff (Fazi, traduzione di Silvia Castoldi), un romanzo pubblicato per la prima volta nel 1931 e rilanciato durante la pandemia dal suggerimento di lettura di Kazuo Ishiguro.
La vicenda è estremamente ordinaria, anzi prosastica: l'autore segue la famiglia Stevens in vacanza, riprendendone mosse, aspettative e stati d'animo dal giorno che precede la partenza, durante il viaggio in treno che si prospetta come una grande avventura e in ogni giornata trascorsa in villeggiatura. La meta è Bagnor Regis, unica contemplata dai coniugi Stevens dai tempi della luna di miele; l'alloggio è iderogabilmente nella pensione Vistamare dell'anziana signora Hugget; il rituale delle giornate deve essere sempre lo stesso dai giochi in spiaggia del mattino alla serata che il signor Stevens trascorre in un pub e la signora Stevens in salotto col suo bicchiere corroborante di Porto. La famiglia inglese replica ogni anno lo stesso tipo di esperienza, anche se stavolta qualcosa di nuovo si insinua a pizzicare in positivo o in negativo la routine: la casa della signora Hugget dà ormai segnali di decadenza e i pensionanti non si succedono più nelle sue stanze con la vivacità di un tempo; l'affitto di una cabina più grande si rivela un eccezionale investimento e rende le giornate sulla spiaggia più gradevoli rispetto a quelle degli anni passati; per Dick, appena passato dagli studi al lavoro, le passeggiate in solitaria diventano l'occasione per ristorarsi da un impiego insoddisfacente e per proiettarsi ad un futuro professionale più stimolante; l'incontro con un cliente del signor Stevens offre un impegno mondano imprevisto e alquanto imbarazzante e Mary vive la sua prima esperienza sentimentale.
Due settimane in settembre ha un avvio molto lento, con uno spazio decisamente troppo ampio dedicato ai preparativi e al viaggio in treno, che Sherriff ricostruisce con un ritmo tale che sembra che la vacanza non valga tutte le preoccupazioni che la precedono. Dall'arrivo degli Stevens a Bagnor, tuttavia, la narrazione diventa più vivace e il lettore quasi avverte la carezza del sole sulla pelle e l'odore dell'aria intrisa di salsedine, quasi fosse in mezzo agli Stevens. In un susseguirsi di capitoli agili e privi di peripezie ma dedicati a tratteggiare le abitudini di una normalissima vacanza di una famiglia ordinaria il lettore avverte la fugacità del tempo del riposo e dello svago, il beneficio di un breve periodo di cambio d'aria, la sensazione, al chiudersi dell'esperienza, di poter affrontare un altro anno di lavoro e impegni per potersela nuovamente godere.
 
Il secondo romanzo è La signora delle storie, scritto dall'autrice australiana Amy Witting nel 1977 (Garzanti, traduzione di Federica Merati).
Le vicende, che si svolgono nella cittadina di Bangoree, hanno come perno un gruppo di lettura espressiva di drammi che, ad un certo punto, si trasforma in una piccola compagnia teatrale. Alcuni dei personaggi che ne fanno parte stanno attraversando momenti particolari della loro vita: la bibliotecaria Naomi fa i conti con la solitudine e i sensi di colpa di una madre single, mentre il figlio Peter, al termine degli studi superiori, getta le basi del proprio futuro a Sidney; Barbara, che da anni spera nell'arrivo di un figlio, è portata al limite della sopportazione dalla suocera che le è piombata in casa; Phil, che fatica ad avviare la sua attività di medico, cerca di convincere la moglie a prendere coscienza del problema di alcolismo nel quale è caduta dopo la nascita di una bambina affetta da sinfrome di Down; Cathy vive con imbarazzo il rapporto con Neil dopo un tentativo di relazione goffo e basato su aspettative troppo diverse. A movimentare le normali giornate degli attori dilettanti arriva la notizia che il poeta Roderick Fitzallan, che ha scritto proprio a Bangoree alcuni dei suoi versi, avrebbe avuto proprio nella cittadina, in un suo passato soggioro, una relazione importante con una donna divenuta la sua musa; un aspirante biografo scrive dunque a Naomi, che alimenta una caccia alle informazioni che avrà interessanti sviluppi soprattutto per lei e per Barbara.
In questo caso né la sintesi di copertina né il titolo rendono giustizia al contenuto, meglio riassunto dall'originale The Visit. Non emerge nel racconto alcuna signora delle storie, mentre il titolo originario si adatta ad un motivo ricorrente fra le pagine: la visite di Fitzallan e del suo biografo a Bangoree, la visita di Peter al padre a Sidney, la visita di Phil alla vecchia ospite di Barbara. A tenere il filo della narrazione sono infatti gli incontri fra i personaggi, l'entrata di uno nella casa e nella vita dell'altro, a movimentare delle situazioni stagnanti e imprimere delle svolte. Il romanzo, in ogni caso, non appare paticolarmente vivace, se non in alcuni capitoli; la presenza di numerosi personaggi, che avrebbe offerto un interessante sviluppo narrativo, diventa a tratti una presenza fuorviante. Insomma, La signora delle storie sarebbe stato più interessante se fosse stato più dilatato o più concentrato.
 
Questo è il risultato del mio impatto con due libri non esaltanti ma nemmeno pessimi, adatti, come scrivevo, ad uno svago senza pretese, di certo non a chi sia alla ricerca di emozioni e coinvolgimento.
Voi li avete letti? Potete offrire degli elementi per valorizzarli?

C.M.

Commenti

  1. Ecco sai che sto dietro a Sherriff da quando ho letto il suo nome sulla pagina "letteraria" della regina Camilla?! Da molto prima che venisse pubblicato in Italia... Ora devo rimediare perché ho un debole per i drammi interiori.

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