Mastro Geppetto - Fabio Stassi

L'anno scorso il gruppo teatrale della mia scuola, di cui sono referente, ha portato in scena un adattamento della fiaba di Pinocchio proposta dal nostro regista; era incentrato sulla figura del burattino e sul tema-chiave della crescita, delle aspettative e della ricerca di sé. Per poter seguire il lavoro e i risvolti del testo in quell'occasione lessi per la prima volta il libro di Carlo Collodi, scoprendo un racconto molto più ricco e complesso del previsto.
Nel 2020 Fabio Stassi ha dedicato un romanzo al personaggio di Geppetto, immaginando la genesi della fiaba nello scenario popolare di un paesello sugli Appennini, fra grotta spoglia e fredda in cui vive il falegname e l'osteria nella quale viene ordita una grande beffa ai suoi danni. A partire dal dono al povero artigiano di un pezzo di legno di cui Mastr'Antonio decanta la capacità di ridere e parlare, assistiamo alla costruzione e all'evoluzione del rapporto di Mastro Geppetto con la sua marionetta, che tratta come un vero e proprio figlio e che si mette a inseguire dopo la sua sparizione, al termine della prima mattina di scuola.
 

C'è l'abbecedario di Pinocchio, ci sono i suoi vestiti di carta, c'è il grillo parlante e ci sono perfino Mangiafuoco e la coppia del Gatto e la Volpe in questo romanzo iperealistico: sulla scia di alcuni dei più noti episodi del racconto collodiano Fabio Stassi intesse una narrazione intensa e profonda che mantiene i toni della fiaba popolare, ma ne accentua il sostrato quotidiano e prosastico che lo stesso protagonista reclama. Mastro Geppetto, infatti, versa in condizioni di grande miseria, al punto che rinuncia senza più protestare a nutrirsi e a ripararsi dal freddo; inizia a vivere per la sua marionetta, l'unica destinataria di attenzione e di affetto in un'esistenza fatta di solitudine e bisogno, e per lei (non con lei, come avrebbe voluto) si mette a girare il mondo o, almeno, un pezzo del mondo esterno al suo paesino. Geppetto è oggetto degli scherzi crudeli dei suoi compaesani, è il diverso che viene deriso ed emarginato, una figura talmente smarrita da apparire un clown senza esserlo; è l'emblema di una tragedia profonda, in cui si mescola lo smarrimento di tante persone che si perdono poco alla volta, che si consumano in un isolamento infrangibile ma mantengono vivo in sé lo stimolo a inseguire qualcosa di importante, anche quando non hanno più la capacità di descriverlo e di definirlo.
Alcuni capitoli ci presentano delle situazioni che sembrano non avere nulla di realistico e che possono apparire slegate fra loro: occorre arrivare all'ultimo, anzi al congedo affidato da Fabio Stassi alle ultime pagine, per capire a cosa si debbano questi "buchi". Mastro Geppetto (edito da Sellerio) è un romanzo breve, struggente, un colpo allo stomaco che dà a una narrazione fantastica che tutti più o meno conosciamo un fondamento tristemente quotidiano che non ci aspetteremmo.

Il vecchio somiglia a una di quelle candele che si accorciano un giorno dopo l'altro, ma fino all'ultimo, a osservarle bene, mandano un pochino di luce. Sta raccontando una storia, e per quanto possa apparire incredibile, nel cerchio di questo camerone, la sua voce è un fiume in piena.

C.M.

Commenti

  1. Ho amato questo libro, certa che vi avrei trovato quella scrittura purissima di Stassi. Mi è piaciuto questo "punto di vista", la miseria di un uomo solo e pieno di speranza. La narrazione della cattiveria umana, della precarietà dei sentimenti. Per il mio Pinocchio sul palcoscenico (come sai ci sto lavorando, si debutta a novembre) ho voluto rifarmi a questa figura dolente lasciandogli qualche spazio in più.

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    1. Fabio Stassi ha proprio toccato la storia da una prospettiva inedita, inaspettata, cruda e purtroppo molto attuale, per quel permanere del pregiudizio e della cattiveria verso i più deboli e per la riflessione dolente sulla malattia.
      Mi dispiace tanto non essere della zona: verrei volentieri a vedere il tuo Pinocchio. Aspetterò il tuo resoconto e le foto con curiosità!

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