La cartoleria Tsubaki - Ito Ogawa

Nell'ultimo post del 2023 ho accennato ad una lettura che, se non si è guadagnata il posto fra i magnifici cinque dello scorso anno, ha meritato comunque una menzione speciale: La cartoleria Tsubaki di Ito Ogawa (Neri Pozza, traduzione di Gianluca Coci).
Questo romanzo, suddiviso in quattro capitoli che attraversano le stagioni di un anno dall'estate alla successiva primavera, ha per protagonista Hatoko, detta Poppo-chan, che lavora come scrivana pubblica nella cartoleria Tsubaki, ereditata dalla nonna. Apprendere la calligrafia non è stato facile per Hatoko, cresciuta con il mito di un'antica tradizione di famiglia da tramandare e in contrasto con la nonna, che l'ha cresciuta al posto della madre. Tornata da un soggiorno all'estero, Hatoko ha spontaneamente preso le redini dell'attività della cartoleria, ma, se le risulta estremamente facile assumere la voce di coloro che la incaricano di scrivere lettere, cartoline e messaggi anche molto intimi e delicati, fatica a trovare la propria voce, soffocata dal rimorso e dalla difficile convivenza col proprio passato. Nella cartoleria si succedono clienti che desiderano comunicare, in bella grafia, con eleganza, tatto e raffinatezza, messaggi di auguri, di separazione, di condoglianze, di rifiuto: per tutti Hatoko trova la soluzione ideale, scegliendo l'inchiostro, il tipo di penna o pennello, la carta, gli inserti artistici giusti, perché non esiste una missiva uguale all'altra e perfino la grafia deve saper imitare il carattere di chi le ha commissionato un messaggio. Giorno dopo giorno, Hatoko ci guida alla scoperta della propria arte e ci invita a prendere parte alle passeggiate per Kamakura a cui si dedica con vecchi e nuovi amici e a condividere con lei pasti semplici o estremamente ricercati: la narrazione diventa, quindi, uno specchio dello stile di vita nipponico e si colloca nei luoghi più facilmente riconoscibili, dai santuari alle stazioni, dalle tavole calde ai giardini di ciliegi.
 

La cartoleria Tsubaki è stata una piacevolissima compagnia, che mi ha dato modo di riassaporare le atmosfere del Giappone e della sua cultura intrisa di tradizione, di sentire gli odori e i gusti del cibo che compare quasi in ogni pagina (un'altra costante della narrativa del Sol Levante), di riempirmi gli occhi di paesaggi amati e di incontrae personaggi che sono diventati molto in fretta delle care presenze. Poppo-chan, a differenza di altri romanzi di cui, per certi aspetti, La cartoleria Tsubaki ricalca la semplicità per l'assenza di colpi di scena e la percezione di una certa ordinarietà (mi ricorda in questo senso I miei giorni alla libreria Morisaki, Finché non aprirai quel libro o la serie di Kawaguchi), è una protagonista che si afferma per la definizione psicologica, per la capacità di mantenere con la propria identità l'unitarietà della storia e di accattivarsi l'empatia del lettore. E poi c'è la minuziosa attenzione dedicata alla calligrafia, al mondo delle parole, dell'inchiostro, della carta e delle buste da lettera, che basterebbe, da solo, a qualsiasi appassionato di lettere e scrittura.

Con la mente invasa dai ricordi, ho raddrizzato la schiena e mi sono messa a preparare l'inchiostro. Ora non facevo più debordare l'acqua dalla parte concava della pietra. Non inclinavo più il bastoncino. Molti sostengono che preparare l'inchiostro abbia un effetto rilassante. Per la prima volta dopo tanto tempo, ho assaporato con tutto il mio essere quella piacevole sensazione di abbandono. La coscienza affonda pian piano in un abisso oscuro e imperscrutabile. Nel tornare in un mondo che mi era molto familiare, ero prossima all'estasi.

C.M.

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