È con la pubblicazione del romanzo À rebours di Joris Karl Huysmans (1884) che la cultura dell'estetismo si afferma in Europa, sebbene quella dell'esteta (o del dandy) sia una figura rintracciabile anche in opere e personaggi storici precedenti.
Perfetto rappresentante di quel senso di insoddisfazione e disagio che il Decadentismo etichetta con il termine baudelairiano spleen, il giovane aristocratico Jean des Esseintes rifugge la mediocrità della vita parigina contemporanea e si chiude nella villa di Fontenay, che trasforma in un tempio in cui celebrare il proprio ideale raffinato di vita, circondandosi di arte, di libri di nicchia, di ornamenti preziosi e di incredibili creazioni finalizzate a riprodurre nel mondo ermetico della sua dimora una realtà che si sostituisca a quella naturale, autentica, e che si imponga su di essa come migliore e preferibile. Des Esseintes trascorre le proprie giornate dietro finestre accecate o coperte da fitti tendaggi, in stanze ricavate dentro a stanze più ampie, fra pareti imbottite per non far filtrare suoni e odori; si dedica alla contemplazione di opere d'arte (memorabile la sua ammirazione per la Salomé ritratta in tanti esemplari de L'apparizione di Gustave Moreau), a riflessioni che sfociano nella paranoia, a letture comunemente ritenute minori, lontane dai gusti dei lettori aristocratici e borghesi (il suo autore preferito fra gli antichi è Petronio, fra i moderni Edgar Allan Poe), alla creazione di sofisticati scenari che creino una realtà sostitutiva, conforme alla sensibilità eccezionale di un uomo intenzionato a far della propria vita un'opera d'arte. Ecco, allora, che la sala da pranzo diventa la cabina di un'imbarcazione che può dare l'illusione del viaggio, di gran lunga preferibile al viaggio in sé, con i suoi disagi e i suoi fastidi (e infatti l'unica uscita di Des Esseintes dal suo rifugio si tradurrà in un'esplosione nevrotica); le piante naturali vengono dapprima sostituite con piante finte e queste rimpiazzate successivamente da piante vere, ma tanto selezionate e modificate da risultare più false delle false; il guscio di una tartaruga viene ricoperto di smalti e gemme per sottrarlo alla sua ordinarietà; il mare viene sintetizzato in un acquario popolato di pesci meccanici e riempito con acqua colorata in maniera artificiale, a simulare le diverse colorazioni date dal variare del tempo.
C.M.Tutto sta nel saperci fare, nel saper concentrare la mente su un solo punto, nel sapersi astrarre a sufficienza per creare l'allucinazione ed essere in grado di sostituire il sogno della realtà alla realtà.
Del resto, l'artificio sembrava a des Esseintes il segno distintivo del genio umano.
Com'era solito dire, la natura ha fatto il suo tempo; con la stucchevole uniformità dei suoi paesaggi e dei suoi cieli, essa ha irrimediabilmente stancato la paziente attenzione dei raffinati. In fondo, che mediocrità da specialista confinata nel proprio ramo, che piccineria da bottegaia che tiene un solo articolo escludendo tutti gli altri, che monotono magazzino di patri e alberi, che banale agenzia di montagne e di mari!
D'altra parte, nessuna delle sue invenzioni è veramente così raffinata e grandiosa che il genio umano non sappia crearla.
Letto negli anni del liceo, ma questo tuo post mi fa tornare il desiderio di immergermi in quelle pagine con la maturità di adesso. Saprei apprezzarlo senz'altro di più. Ai quei tempi la traduzione del titolo era "A ritroso", che a quanto pare è ormai tramontata a favore della nuova edizione.
RispondiEliminaSì, è una delle traduzioni a suo tempo proposte anche a me. Bisognerebbe essere forse francofoni per cogliere la pregnanza dell'originale, ma, stando al senso del romanzo, la proposta di copiare la traduzione inglese mi sembra ottima. La lettura affrontata a dicembre è stato il mio secondo tentativo con questo libro, perché l'assenza di trama e le lunghe digressioni la prima volta mi diedero sui nervi. Col tempo si matura anche rispetto alla capacità di tollerare un'opera così particolare, evidentemente.
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